giovedì 3 novembre 2011

Pinetop Perkins and Willie "Big Eyes" Smith - Joined at the Hip

(Pubblicato su Rootshighway)

Si è sempre animati da un profondo rispetto quando ci si appresta ad ascoltare le nuove fatiche discografiche dei "mostri sacri" della musica afroamericana. Spesso infatti l'amore viscerale per un musicista o per un genere musicale possono influire sull'imparzialità del giudizio in favore di una scelta più dettata dal cuore che dalla mente. Uno dei casi menzionati poc'anzi potrebbe essere il nuovo lavoro del novantasettenne Joe Willie Perkins. Conosciuto ai più come "Pinetop", il nostro rappresenta una fetta importante della storia della musica afroamericana, avendo in passato accompagnato al piano artisti del calibro di Sonny Boy Williamson, Robert Nighthawk ed Earl Hooker; fino ad arrivare alla sua collaborazione più duratura e redditizia, con la Muddy Waters Band; dal 1969 fino alla prematura scomparsa del leader nel 1983. Dopo una carriera solista di tutto rispetto, oggi il pianista da alle stampe Joined at the Hip, nuova fatica in studio in "società" con l'ex compagno di scorribande proprio nella Muddy Waters Band, Willie "Big Eyes" Smith, qui impegnato all'armonica e alla voce. Ai due leader si aggiunge una band di tutto rispetto che vede nelle sue fila l'esperto bassista, nonchè vecchio collega, Bob Stroger, John Primer e Frank Krakowski alle chitarre, mentre il posto dietro ai tamburi è occupato da Kenny Smith, figlio di "Big Eyes". Un disco questo Joined at the Hip forse non trascendentale ma sicuramente onesto e di pregevole fattura. Compito di aprire l'album spetta a Grow up to be a man, gradevole mid-tempo, in cui ad un intenso assolo di piano fa da contrappunto un bel lavoro all'armonica da parte di Smith. Ed è lo stesso Smith a firmare la quasi totalità dei brani, arrivando a raggiungere buoni livelli di scrittura. Emblematici a questo proposito sono brani come Take your eyes off my woman una sorta di "Got my mojo working" del nuovo millennio, che ai tempi avrebbe spopolato nelle classifiche di settore; oppure la lenta e sinuosa Walking down the highway.
La parte del leone spetta però a Perkins che in brani come Gambling blues e in Take my hand precious love ci dimostra come gli anni non abbiano scalfito ne la sua voce ne quanto meno il suo pianismo, come ben evidenziato anche dalla tersa Grindin man. Dal suo passato il pianista recupera inoltre due brani appartenenti al repertorio di Sonny Boy Williamson: Cut that out e la sempiterna Eyesight to the blind. La prima, un vigoroso shuffle ci dimostra come i due sappiano ancora mordere nonostante l'età, mentre alla seconda spetta il compito di chiudere un album che ha trovato nella semplicità la sua ragion d'essere. Abbiamo ancora tanto da imparare da questi due vecchi "leoni".



                          

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