venerdì 18 novembre 2011

Maria Muldaur - Steady love


(Pubblicato su Rootshighway)

Per il suo nuovo album Maria Muldaur opta per un ritorno in un luogo a lei musicalmente molto caro, New Orleans. E proprio questa scelta influenza in modo più che positivo la realizzazione di Steady Love. Aiutata da un nugolo di esperti musicisti della Crescent City (tra i quali spiccano membri dei Neville Brothers e dei Subdudes) la Muldaur da infatti alle stampe un album che pare aver assorbito tutti gli aromi sonori che la città della Louisiana sa sprigionare. Un gumbo musicale a base di speziato blues, piccante swamp funk e dall'intenso retrogusto soul, in grado di unire egregiamente sacro e profano. Da sempre ottima interprete di brani altrui anche in questo caso la cantante sceglie con cura una serie di cover mai banali o scontate. E' il caso di I'll be glad, dal repertorio di Elvin Bishop, che apre egregiamente le danze, mostrandoci fin da subito quale sarà il tenore del disco. Uno shuffle che l'interpretazione vocale della Muldaur fa virare in territori vicini al soul, ricordando in alcuni frangenti quanto fatto recentemente da Mavis Staples. Why are people like that? è un sentito omaggio a una delle leggende della Louisiana, il mai troppo rimpianto Bobby Charles, e riesce a catturarne in modo egregio lo spirito musicale. Impetuosa è la ripresa di Soulful dress di Sugar Pie DeSanto, swamp venato di blues in cui la band gira a pieno regime e la voce della Muldaur graffia da par suo. Voce ancora protagonista nella trascinata Blues go walking, che arriva dalla prolifica penna di Greg Brown.
L'intensa rilettura del traditional I done made it up in my mind sfocia invece nel gospel, con la voce della nostra ben supportata da un coro preciso e puntuale, con la band che suona come se si trovasse davanti a una congregazione religiosa. Gospel, seppur venato di blues, che ritroviamo nella sempre meravigliosa Don't ever let nobody drag your spirit down, con un sapiente uso del "call and response". Ballata in odore di gospel è anche la tersa I am not alone con la chitarra di Rick Vito ad impreziosire il tutto e con la nostra impegnata a duettare con la figlia Jenny. Torna invece in primo piano il blues nello shuffle Get you next to me, e nei ritmi rallentati del sontuoso slow Rain down tears, ulteriore testimonianza della duttilità interpretativa della cantante. Conquista fin dal primo ascolto la titletrack, grazie anche al fondamentale apporto di una sezione fiati e di un liquido hammond, che rendono ancora più corposo il suono. L'invocativa Please send me someone to love sembra cucita addosso alla Muldaur, terreno ideale per la sua voce che la patina del tempo ha reso ancora più bluesy. Walk by faith, scritta dal compianto Stephen Bruton, unisce il fervore religioso del gospel con le atmosfere tribali della Crescent City. Un album decisamente riuscito quindi, grazie anche a una formula semplice quanto efficace; un pugno di brani, riarrangiati su misura per la Muldaur, e la voce di quest'ultima che fa la differenza.


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