
Già dall'opener Whiskey and morphine si intuisce la caratura del songwriting del chitarrista del North Dakota, un diamante forse ancora grezzo ma che lascia intravedere una lucente purezza. La voce e la chitarra acustica sono gli elementi distintivi di un suono parco, a volte minimale, con gli interventi degli strumenti acustici sapientemente dosati, in una perfomance sofferta e vissuta, per un opening track dalla grande suggestione. Nowhere ricorda invece le sonorità care a songwriter come James Taylor, una splendida folk ballad dal sapore agrodolce, dove alla suadente voce del nostro fa da perfetto contraltare una voce femminile di indubbio fascino. Sweet Solution continua sulla falsariga delle precedenti, ma ha un incedere più marcato, grazie anche agli interventi del violino e del mandolino, ben supportati da una sezione ritmica mai invadente, contrassegnata da un contrabbasso minimale e da una batteria spazzolata con maestria.
Struggente è Yesterday, dove il mandolino di Trevor Krieger e l'accordion di Chris Cunningham si rincorrono per tutta la durata del brano, colorando ed arricchendo ulteriormente la chitarra acustica di Harty. On my Mind vede ancora il violino di Krieger in primo piano, impegnato a intessere un'avvolgente melodia intorno a uno dei brani più affascinanti dell'intero album. Il nostro dimostra di essere, oltre che a un fine songwriter, anche un buon esecutore, con la bella rilettura di 6th Avenue del conterraneo Brooks West, nella quale ritroviamo quel lirismo musicale di cui parlavamo poc'anzi, che è alla base del suono del nostro. Chiusura in solitario affidata a 1952 Vincent Black Lightning, riuscito reprise di un brano di Richard Thompson, che mette in mostra una volta di più la bravura di Harty alla chitarra acustica. Un ep questo Nowhere, intenso e ammaliante, forse in minima parte condizionato dalla breve durata, ma che non mancherà di affascinare tutti gli appassionati della musica americana di stampo acustico.
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