mercoledì 5 marzo 2014

Piers Faccini - Between dogs and wolves

(Pubblicato su Extra! Music Magazine)

Multistrumentista, poliglotta nonché pittore, Piers Faccini ha dimostrato, fin dal suo esordio, una prorompente curiosità artistica, tanto da intraprendere, chitarra in spalla, un lungo e tortuoso cammino di ricerca. Molte le culture incontrate, in questo suo inquieto pellegrinare, così come molti i suoni e i colori andati ad arricchire una tavolozza sonora fattasi, sempre più, di cangiante iridescenza. Se il suo precedente lavoro, My Wilderness, recava tra i propri solchi “souvenir sonori” di avventurosi viaggi desertici, tra sabbiose dune e melismatiche arie orientali, con il nuovo Between Dogs And Wolves sono ben altri i “lidi” divenuti oggetto esplorativo del nostro. Non più la marcata fisicità di un paesaggio naturale, ma bensì un'immaginifica “geografia”, fino ad oggi celata e dalle sfumate coordinate, pur tuttavia capace di racchiudere, entro i propri cartografici confini, quanto più di prezioso l'uomo possieda; la propria anima. Un'intimistica esplorazione del proprio io recondito quindi, in quel crepuscolare spazio temporale, tra giorno e notte, richiamato dallo stesso titolo, a sua volta mutuato da un'espressione francese, entre chien et loup. Una personale digressione emotiva riversata su nastro nella quiete del proprio studio, immerso nel verde delle foreste francesi di Cevennes, in pressoché totale solitudine, eccezion fatta per il minimale contributo strumentale del basso di Jules Bikoko, e del violoncello di Dom La Nena, impegnata anche ai cori. Frutto di una penna dalla matura ispirazione, le composizioni qui racchiuse recano echi di un lontano, agreste, passato folk, d'albioniche radici. Se in My Wilderness a prevalere erano infatti i colori accesi del deserto, qui le tinte assumono, al contrario, toni chiaroscurali, con le quali Faccini dipinge acustici bozzetti di grigia malinconia, sulle orme di quel Nick Drake da sempre tra le sue fonti d'ispirazione. Paiono infatti rifarsi proprio all'opera drakeiana tanto Like Water Like Stone, nel suo amalgamare la bucolica rarefazione del folk inglese con arcaici sentori blues, autentica passione del defunto songwriter di Tanworth-in-Arden, quanto la mesta soavità dell'opener Black Rose, in un esile intreccio acustico, tra chitarra, pianoforte e violoncello, ove la voce si riduce a un dolente sussurro narrativo. Una cantilenante Broken Mirror, con la sua melodia sospesa sul tintinnare lieve di un clavicembalo, attinge invece alla fonte dei Fairport Convention di più solenne pastoralità, mentre un nuovo gioco contrappuntistico tra pianoforte e violoncello crea suggestioni cameristiche nella soffusa Girl in The Corner. Di maggior ariosità sono le coloriture folkie di Pieces Of Ourselves, prima che il muoversi leggero delle corde della chitarra acustica, tanto nel flebile livore di Missing Words quanto nella trasognante purezza della notturna Feather Light, ci accompagni, nuovamente, lungo introspettivi, umbratili, percorsi umorali. E se in Reste La Maree Faccini indossa, con disinvoltura, i panni dello chansonnier, omaggiando in tal modo, e per la prima volta, la lingua del paese dove ora risiede; stupisce senza dubbio il ricorso all'idioma italico (dono ereditario del genitore paterno di chiare origini italiane) in Il cammino, accorata ballata sentimentale, dai caldi aromi mediterranei. Un album di dimessa, autunnale, delizia folk, Between Dogs And Wolves, ideale compagno sonoro nell'attendere il lento sfumare della luce del giorno all'appropinquarsi delle notturne tenebre. Entre chien et Loup, per l'appunto.

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