mercoledì 19 marzo 2014

Cani della biscia - Fai come faresti

(Pubblicato su Extra! Music Magazine)

Nati in quel di Piacenza nel 2010, da una comune passione per le melodie del beat italiano e per la tradizione musicale della propria terra d'origine, i Cani della Biscia, hanno fin dal primo giorno, passato musicalmente insieme, cercato di fondere tra loro due universi sonori non poi così inconciliabili come può, in apparenza, sembrare. Una piccola, folle, orchestrina intenta a barcamenarsi, in una moderna balera, con il liscio e la canzone italiana d'antan, rinvigorendo il tutto con la palpitante solarità dello ska e del reggae, fino a far proprie tortuose sonorità latineggianti. Orchestrina compressa, quasi a forza, tra le quattro pareti di uno studio per dare vita a Fai Come Faresti, a tutti gli effetti il manifesto sonoro del sestetto piacentino. Dodici canzoni fresche e genuine, figlie d'una giovanile volontà di non prendersi troppo sul serio, ma bensì di far divertire, divertendosi. L'incipit a dire il vero, prestando fede al titolo della medesima traccia d'apertura, Malinconia, è quasi trattenuto, con i soli pianoforte e violino a tessere una struggente melodia, prima che l'ingresso dell'intero gruppo trasformi il tutto una scalcinata marcetta in bilico tra divagazioni folk e melodismo italico anni Sessanta, in un'intrigante connubio ripreso anche nella successiva Adunata d'Amor. Orientali armonie d'ascendenza araba, e i caldi sapori del Sud Italia colorano, invece, Mal d'Africa, mentre, al contrario, è il levare tipico del reggae a scandire il tempo in Il Mal della Barbisa. E se nella dialettale Piròn al vendicatuur, con ospite Manuel Bongiorni, aka Musica per Bambini, alla voce, pare di trovarsi di fronte un Van De Sfroos in preda ad un, forse fin troppo debordante, delirio alcolico, in Vai Sulla Diga i nostri si ricollegano, a modo loro, alla tradizione del liscio romagnola grazie anche alla fisarmonica, nonché alla voce, di Matteo Bensi, dell'Orchestra Italiana Bagutti. Di ben altra pasta compositiva è la ballata, d'infinita leggiadria, Clochard, a dimostrazione di come i piacentini siano a proprio agio anche quando la scansione ritmica si fa più lenta e soffusa, e le liriche di più introspettiva profondità. Effluvi latini si avvertono, invece tanto in Carino, complice la fisarmonica affidata, in questo frangente, a Luca Zanetti, che nel commiato, a tempo di tango, di Rosso di Sera, arricchendo ulteriormente il già ricco carnet sonoro del combo emiliano. Musica forse anacronistica quella dei Cani della Biscia, ma tuttavia mai fine a sé stessa, né derivativa, grazie anche al ringiovanimento stilistico apportatole, risultando in tal modo capace di arrivare, con tutta la propria incontenibile e giocosa esuberanza, tanto alle vecchie quanto alle nuove generazioni.

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