giovedì 30 gennaio 2014

North Mississippi Allstars - World boogie is coming

(Pubblicato su Extra! Music Magazine)  

Lo sguardo rivolto al futuro ma con un orecchio teso al passato, a quelle primitive, urticanti sonorità, ancora echeggianti dalle colline del Mississippi; questa la filosofia di “vita musicale” di Luther e Cody Dickinson, titolari, di fatto, del monicker North Mississippi Allstars. Un progetto, quello ideato dai due fratelli di Hernando, capace con un fulminante primo vagito, Shake Hands With Shorty, di rinverdire, grazie ad una ruvidezza al limite del punk, proprio il verbo del blues delle colline. Una lezione appresa,con la benedizione del padre Jim, da autentiche leggende quali Robert Lee Burnside, Junior Kimbrough e Otha Turner, che i due Dickinson, con l'aiuto del corpulento bassista Chris Chew, hanno cercato di tramandare, a loro volta, alle nuove generazioni, sia con una, ormai nutrita, serie di lavori in studio, che con un'estenuante attività on stage. E se il precedente lavoro, Keys To The Kingdom, mostrava un'apertura tanto verso sonorità di più canonica impronta rock, quanto ad acustiche intelaiature rootsy, con World Boogie Is Coming (titolo mutuato da un'espressione coniata dal, purtroppo, prematuramente scomparso genitore), i nostri paiono tornare sui propri passi, in un ulteriore tentativo di modernizzazione dell'ipnotica ossessività dei propri maestri. Una sorta di blues “futurista”, frutto di uno sforzo musicale collettivo e condiviso, con una nutrita schiera di amici, vecchi e nuovi, a dar manforte. Troviamo così Robert Plant impegnato a soffiare con ardore, nelle ance di un'armonica, nella doppietta iniziale composta da una JR, dedicata a Junior Kimbrough, e dal sussultare funky di Goat Meat, affidata all'ugola di Lightning Malcom; oppure Sharde Thomas a screziare, con nere tinte soul, Meet Me In The City, perla del repertorio kimbroughiano, per poi rendere omaggio con il proprio flauto, al suo illustre progenitore, Otha Turner, prima in Shimmy e poi in Granny, Does Your Dog Bite, intercalate, in un medley in puro stile fife and drum, con la dixoniana My Babe. I “pruriti modernisti” dei fratelli Dickinson trovano invece soddisfazione tanto in una rocciosa Boogie, quanto nel nevrotico delirare di Rollin'n’ Tumblin, indemoniati esempi di quel tonitruante blues “futurista” poc'anzi menzionato. Paradossalmente sono gli, al dire il vero sparuti, episodi autografi, a lasciar con l'amaro in bocca, come Turn Up Satan, becera scopiazzatura del recente rifferama auerbachiano, alla base del “tormentone” Lonely Boy. Una nuova boccata d'ossigeno sono invece tanto una splendida rivisitazione di Goin' to Brownsville, tra rullare di tamburi, lamentoso incrociarsi di voci e il bottleneck di Luther a scivolare magistralmente sulle corde, quanto una World Boogie riletta con giovanile veemenza, a rimarcare la bravura dei nostri nel plasmare, a proprio piacimento, la fangosa materia musicale afroamericana. Ribollente calderone hill country blues è invece una Jumper On The Line di burnsidiana memoria, dove, tra le immaginifiche pareti di un vecchio juke joint, spicca il vociare nasale e la grezza sei corde di Kenny Brown. Un album, World Boogie Is Coming, tuttavia compromesso, fortunatamente solo in minima parte, dall'inserimento, spesso forzato, di alcuni piccoli frammenti, parlati o musicalmente abbozzati, i quali appesantiscono, a tratti, la fluidità d'ascolto. Immutata è invece tanto la bontà quanto la solidità della proposta sonora dei North Mississippi Allstars, tesa oggi, più che in passato, a rievocare la viscerale alchimia grazie alla quale vide la luce il loro seminale esordio.

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