sabato 11 gennaio 2014

AAVV - Loves you more: a tribute to Elliott Smith

(Pubblicato su Extra! Music Magazine)  

Dieci anni sono passati dalla tragica, prematura, dipartita di Elliott Smith; dieci lunghi anni nel corso dei quali il ricordo del songwriter, originario del Nebraska, non si è mai affievolito, da entrambe le parti dell'Oceano. Numerosi infatti gli attestati di stima e le cerimonie musicali in suo onore succedutesi nel corso degli anni, fino al recente concerto celebrativo, al Glasslands di Brooklyn, in occasione proprio del decennale della sua scomparsa, alle quali va oggi ad aggiungersi Loves You More, splendido album tributo, tutto italiano. Un opus sonico, quello smithiano, che con i suoi introspettivi acquerelli acustici, dalle grigie tinte malinconiche, ha enormemente influenzato il panorama musicale ad esso contemporaneo, e la cui eco si può avvertire nei lavori di molti artisti odierni. Proprio per questo è nata l'idea in Davide Lasala dei Vanillina, di convocare all'Edac Studio, quindici artisti, molto diversi tra loro, assegnando ad ognuno un brano tratto dal songbook a nome Smith. Sessioni di registrazioni informali, spesso in presa diretta, secondo la logica del “buona la prima”, registrando il tutto su di un nastro magnetico,con computer e moderni ritrovati tecnologici confinati al di fuori dello studio. Quindici riuscite, nella loro quasi totalità, rivisitazioni, aiutate sicuramente dal clima disteso e colloquiale instauratosi, come si può peraltro evincere dal bellissimo documentario a cura del regista Fabio Capalbo, allegato all'album stesso. Apre le danze una magnifica rilettura, dalla lieve acidità lisergica, di Waltz n2 ad opera di Dellera, dove spiccano gli svolazzi armonici del violino di Rodrigo D'Erasmo, suo “compagno sonico” negli Afterhours. Dietro al monicker Black Black Baobab si celano invece Nicholas Restivo e Roberta Sammarelli dei Verdena, qui alle prese con le allusioni “tossiche” di una Needle In The Hay (pur tuttavia smentite al tempo dallo stesso autore), estratta dal secondo, omonimo, album di Smith, che vede il suo primigenio scheletro acustico, rinvigorito da robuste “iniezioni” d'elettrica marzialità. Sempre dall'opera omonima arriva una The White Lady Loves You More (altro esempio della presunta allusività junkie che sembrava pervadere l'intero album) magistralmente interpretata, tra evocative, dronanti, stratificazioni sonore, dai Jennifer Gentle. Opta invece per l'utilizzo dell'italico idioma, Edda, in una riuscita riproposizione di Angeles, da Either/Or, così come le difficoltà relazionali di Between The Bars, trasformata in un tetro, arcaico, sussurro per voce e banjo, da Mr Henry. E se Nicolas Falcon dimostra di cavarsela egregiamente con una Somebody I Used to Know puntellata dal tintinnio d'un piano elettrico, i C+C=Maxigross infondono la propria baldanza indie in una Son of Sam in bilico tra rilassatezza acustica e contorte palpitazioni psichedeliche. Ovviamente è presente anche Miss Misery, brano, inserito nella colonna sonora del lungometraggio Will Hunting, che è valso a Smith una candidatura all'Oscar, qui riproposta dai Vanillina, in una straziante versione più vicina alla Seattle del grunge che alla Los Angeles smithiana. Un doveroso, quanto riuscito, omaggio, Loves you more; un atto di smisurato amore verso un artista dall'immarcescibile talento compositivo, la cui assenza pesa ancor oggi come un macigno.

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