giovedì 30 gennaio 2014

Threelakes and the Flatland Eagles - War tales

(Pubblicato su Extra! Music Magazine)  

Una prima “prova di volo”, in compagnia delle “Aquile delle Terre Basse”, Luca Righi, aka Threelakes, l'aveva effettuata già con il precedente EP Uncle T, ma è tuttavia solo oggi che il suo, immaginifico, volare sembra aver raggiunto la propria compiutezza, in un nuovo librarsi in tersi cieli, distaccandosi dai primigeni territori acustici, in direzione di inesplorati, caleidoscopici, orizzonti sonori. Attorniato, ed aiutato, in questa sua icarica impresa, dagli ormai fidati “rapaci musicali”, nonché supervisionato in cabina di regia da Andrea Sologni, il songwriter mantovano, infatti, accentua ulteriormente le proprie potenzialità espressive, canalizzando, al contempo, il proprio lirico narrare verso un unico tema; la guerra. Quella guerra conosciuta tramite i racconti di un nonno fisarmonicista, scappato dai tedeschi con il proprio strumento in spalla, ed oggi esplorata in tutte le sue più diverse accezioni. Ci troviamo pertanto di fronte tanto alla guerra “canonica”, dilaniante e crudele, combattuta fino all'ultimo respiro, quanto a singole, quotidiane, battaglie, forse meno invasive ma capaci anch'esse di lasciare profonde, insanabili ferite. Un vero e proprio “viaggio”, War Tales, tra sbiadite fotografie dai toni seppiati e più vivide istantanee, condotto con lo sguardo attento di un songwriter capace di tradurre in musica, grazie ad un'icastica lucidità testuale ed ad una mirabile capacità negli arrangiamenti, piccole storie di, dolorosa, vita vissuta. Palpabile è anche l'empatia instauratasi tra il nostro e i propri sodali, qui impegnati a costruire, nota su nota, evanescenti geometrie avant folk, intorno all'evocativa, quanto malinconica voce righiana. E se le acquatiche fluttuazioni dell'opener Wild Water rappresentano un solenne preambolo, d'oscura inquietudine, il cammino vero e proprio, lungo sentieri martoriati dalla guerra, ha inizio sulle sussultanti note di The Walk, più tuttavia un correre a spron battuto che un semplice camminare. Il citazionismo dylaniano di The Lonesome Death Of Mr. Hank Williams si limita al solo titolo, per quella che, invero, è una straziante preghiera, richiamante i Lumineers di più mesta rarefazione, di colui che sta vedendo la vita scivolare via dal proprio corpo, martoriato da anni di sfrenata dissolutezza; quel Hank Williams ben conscio che non sarebbero sopravvissuto a questo mondo. To Do, splendida ballata di dolente magniloquenza pare invece figlia dello sghembo folk apocalittico di sua “maestà” Will Oldham, mentre la purezza melodica di March, tessuta dal carezzevole pizzicare delle corde di un ukulele e dal tintinnio di un glockenspiel, viene parzialmente avvolta da ottundenti caligini folkie. Di più stretta osservanza country folk, pur filtrata attraverso la propria, personale, visione della materia, è Horses Slowly Ride, con un banjo a rievocare, con il supporto ritmico circolare di basso e batteria, proprio il galoppare dei cavalli. Ad una Rose d'ovattata fragilità è invece affidato il commiato, dove la voce di Righi viene doppiata dall'eterea vocalità di Francesca Amati, con l'enfatico soffiare della tromba di Emanuele Reverberi sullo sfondo; in un'attesa oasi di pace dopo la cessazione delle ostilità. Un album dal respiro internazionale, War Tales, nonché superba opera di un talento compositivo già pienamente sbocciato, in tutto la propria purezza lirica, al suo esordio sulla lunga distanza.

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