lunedì 20 gennaio 2014

Chris Eckman - Harney County

(Pubblicato su Extra! Music Magazine)  

Un viaggio, quello tra la polvere dell'Oregon, intrapreso da Chris Eckman più di vent'anni fa, ammaliato dalla lettura di Owning It All, memoir ad opera di William Kittredge, e celebrazione proprio di quella suadente quanto crudele porzione di territorio statunitense. Un viaggiare, nell'arida immensità desertica, che sembra aver segnato nel profondo il songwriter originario di Seattle tanto da far confluire le emozioni provate in una prima composizione, Death At Low Water, apparsa in Life Full Of Holes, album registrato in coppia con Carla Torgerson nell'ormai lontano 1995. Alla polvere statunitense non sembra tuttavia essere bastato questo primo “soffio autoriale” per essere scacciata, tanto da ritornare prepotentemente a vorticare, in tempi recenti, tra i solchi dell'ispirato Travels In The Dustland, ultima meravigliosa opera della creatura eckmaniana chiamata Walkabouts. Nel frattempo la voglie esplorative del nostro non si sono placate, acuendosi ulteriormente, fino ad estendersi ad un altro deserto, quello africano, visitato ancora lo scorso anno grazie al nuovo capitolo discografico a nome Dirtmusic, quanto al lavoro in cabina di regia per Chatma, gemma di african blues marchiata Tamikrest. E' tuttavia Il ricordo di quel primo viaggio ad Harney County a spingere Eckman a tornare in quei luoghi, per dar vita ad un album volto ad essere la vivida trasposizione, su pentagramma, proprio di quella sfaccettata vastità territoriale, tra cime sferzate dal vento, pianure paludose, fatiscenti costruzioni e carcasse d'auto. Luoghi di cruda inospitalità dove, tra inverni nevosi ed estati torride, l'esistenza umana appare insignificante, ma al contempo pregni d'una bellezza atemporale difficile da esplicare. Tutto questo viene impresso nelle otto “fotografie sonore”, dalle tinte scure, contenute in Harney County; otto immaginifici movimenti all'interno di un mondo buio e spettrale, con la voce e la chitarra acustica di Eckman quali sommessi compagni di cammino. Registrato in quel di Praga, in compagnia del contrabbassista Ziga Golob, nella smisurata ampiezza d'una sala capace di contenere un'orchestra di più di 80 elementi, Harney County trova la propria forza nel suo voler rinunciare ad inutili orpelli o eccessive stratificazioni sonore, prediligendo scheletrici arrangiamenti acustici, quasi a voler ricreare in tal modo l'alienante senso di solitudine provato dallo stesso Eckman, nel suo libero girovagare, in quei luoghi. Minimali sono infatti gli apporti esterni, tra i quali gli interventi percussivi di Milan Climfe, come nella desolata fascinazione dell'opener Nothing Left To Hate, o quelli della sei corde elettrica di Paul Austin, ad ammantare di tenue livore elettrico The Carnival Smoke. E se la penetrante Requiem For The Old Skool Heavy, nel suo algido, sincopato muoversi ricorda la produzione walkaboutsiana, l'animo da storyteller di Eckman emerge in tutto il proprio tenebroso lirismo tanto in Katy Cruel, quanto nella scarnificata magnificenza di Sound Of No Return. La più serrata Many Moons si avvale invece, tra crepitanti fragori elettrici, del soffiare distorto dell'armonica di Terry Lee Hale, prima che il tutto si affievolisca nella conclusiva, polverosa ballata Ghosts Along The Border, impreziosita dall'apporto vocale della propria consorte Anda. Un album, Harney County, attraverso il quale addentrarsi sicuri alla scoperta di un disabitato mondo perduto, lungo il sentiero tracciato da un songwriter d'ineccepibile maestria compositiva.

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