giovedì 30 gennaio 2014

Swampcandy - Midnight creep / Noonday stomp

(Pubblicato su Rootshighway)  

Il duo sembra essere diventato, da qualche tempo, l'assetto prediletto da giovani virgulti dediti al "saccheggio" della tradizione musicale americana, bianca e nera che sia, per poi risputarla in faccia all'incauto ascoltatore con febbrile fisicità. E se il connubio chitarra/batteria è sicuramente il più gettonato, vedasi a tal proposito "gentaglia" come Hillstomp e Immortal Lee County Killers, la formula a due ha visto altresì alternarsi i più disparati, improbabili, abbinamenti strumentali. Rientrano in questa, ora non più ristretta, cerchia anche gli Swampcandy, duo, per l'appunto, di Annapolis, Maryland, formato da Ruben Dobbs, chitarra e voce e da Joey Mitchell, autentica one man rhythm section, nel suo padroneggiare, in contemporanea, contrabbasso e grancassa. Meno estremisti, come approccio alla materia tradizionale, rispetto ai succitati "colleghi", i nostri non rinunciano tuttavia ad appropriarsi, rileggendole con lucida follia, di arcaiche composizioni, perlopiù di deltaica provenienza, alle quali vanno ad aggiungersi un pugno di brani frutto della penna dello stesso Dobbs. Delta blues, ragtime e visionarietà folk; questi gli ingredienti di Midnight Creep/ Noonday Stomp, posto su nastro in una doppia sessione di registrazione; la prima svoltasi all'interno di un'antica casa coloniale, mentre la seconda tra le pareti amiche della fattoria dello stesso Dobbs. Una "Paludosa Caramella" che, perlomeno a giudicare, dagli ingredienti poc'anzi elencati, si preannuncerebbe dall'accattivante sapore, ma che purtroppo, una volta "scartata", non sempre riesce a soddisfare il palato, lasciando anzi un retrogusto amarognolo. Certo nel masticare il palustre prodotto dolciario in questione si avvertono sentori di familiare sapidità, pur nella loro moderna edulcorazione, come nell'opener Aberdeen e in Preachin' Blues, devoti omaggi, tra lo stridere del bottleneck e un ossessivo battere percussivo, ai maestri Bukka White e Robert Johnson; o nelle oscillazioni umorali di una Danced On A Mountain lontana parente della primigenia produzione dei fratelli Avett. E se il ragtime dopato Charlie, così come la riesumazione della Future Blues a nome Willie Brown, rimarcano una predilezione per il blues di deltaica foggia, sono al contempo da ascrivere, insieme a Drink Whiskey With Me, invito alcolico dalle waitsiane reminescenze, e al claudicante sproloquiare rootsy di If You See My Baby, tra gli episodi più riusciti del lotto. Al contrario, tanto le ruffianaggini rockiste di Avalon e Yes Love, quanto la funerea tetraggine di una sconclusionata Underhill, irritano invece la sensibilità delle papille gustative, tanto da compromettere, seppur in parte, la "degustazione". Un vero peccato, in quanto gli "ingredienti base" qui utilizzati sarebbero più che genuini, ma il duo sembra non aver ancora trovato le giuste dosi con le quali miscelarli, pregiudicando in tal modo quell'uniformità di sapore della quale la "Paludosa Caramella" per l'appunto difetta.

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