mercoledì 30 ottobre 2013

Intervista a Omid Jazi

(Pubblicata su Extra! Music Magazine)

Protagonista con Onde Alfa, ideale seguito dell’EP Lenea, di uno dei più interessanti esordi discografici
dell’anno in corso, Omid Jazi ha fatto dell’ecletticità la propria cifra stilistica, con la quale abbattere stretti confini di genere, fino a creare un “piccolo mondo immaginario”, dalla caleidoscopica bellezza sonica, dove pop d’autore, sperimentalismo elettronico e spettri psichedelici, paiono convivere in armonia.

Onde Alfa riprende, e amplifica, quanto di buono già traspariva da l’EP Lenea, ma a colpire è senza dubbio il modo in cui è stato concepito. Puoi spiegarci la genesi dell’album?

Mi sono chiuso in studio e mi sono quasi ammalato, era come vivere in una psicosi, tutto fluiva, non so come abbia fatto a rimanere da solo per più di 14 ore al giorno in studio, al buio di una luce al neon blu, per mesi. Ricordo che nonostante questo, provassi gioia.

Nella tua musica paiono confluire due anime soniche ben distinte, una di matrice pop, a tratti quasi cantautorale, dalla pregevole ricerca melodica, ed un’altra sintetica, aperta alla sperimentazione, che fa propri i dettami d’una estetica prettamente elettronica. E’ stato difficile far convivere entrambe all’interno del medesimo processo compositivo? 

No, non è stato difficile, faccio sempre in modo di essere spontaneo. E' lo stesso processo dell'essere spontanei a dover nascere spontaneamente. In quel caso non ci si potrebbe più spendere mezza parola purtroppo. Mentre ora, qualcosa è stato detto.

Se da un punto di vista musicale Onde Alfa possiede un respiro internazionale, a livello lirico è invece l’idioma italiano ad essere protagonista. Come mai questa scelta linguistica? 

Non mi ritengo un esperto in lingua italiana e nemmeno un cantautore. La lingua italiana mi è stata utile come mezzo per giungere ai meccanismi psichici che sottintendono gli stati d'animo. Quando ci chiediamo in che lingua pensi il Papa, non stiamo cercando di capire quale lingua prediliga, siamo più probabilmente affascinati dal meccanismo dualista che percepiamo esistere. La lingua italiana in Onde Alfa è come un pennello per il pittore, il centro focale sono invece i colori, ovvero le emozioni, i suoni. Il mio rispetto per la lingua italiana si manifesta in campi ove non ho di certo la pretesa di essere un esperto, lascio le relazione tra significanti e i significati ai moderni corpi sociali e che ne facciano pure una questione etnica, in ogni caso sarebbe un passo avanti. Non ho mai detto di essere un postino anche se in passato ho fatto il postino.

Come verranno riproposti i brani dell’album dal vivo? Che tipo di live act si troveranno di fronte coloro che verranno ad ascoltarti? 

Questo dipende da molti fattori, per poter rispondere ad una domanda del genere in maniera seria e responsabile dovrei pensare ad una frase diplomatica. Ora ho un progetto preciso in mente. Posso dire che giorno per giorno potrei darti una risposta differente.

Oltre ad essere un valido multi strumentista/compositore, sei anche produttore, ed hai avviato una tua etichetta discografica, l’Hot Studio; di queste due dimensioni artistiche, quale oggi senti maggiormente tua? E in che modo approcci, a livello di produzione, il lavoro di altri gruppi o artisti? 

Quando lavoro su qualche piccola produzione in studio è come se agissi su un mio progetto, lavorare su ogni gruppo equivale a sperimentare ed evolversi, diversamente non avrebbe senso. Creare connessioni tra i musicisti e gli addetti al settore è un passo per poter raccogliere metadati da traslitterare tramite Hot Studio. A volte alcune band passano di qua e nascono interessanti collaborazioni, questa è una cosa bella. Si fonda tutto sul lavoro, quello che dovrebbe essere importante, rimane importante. Questa piccola attività è in fase di crescita e vi invito ora a farne parte come tessuto cibernetico connettivo. Ora è appena uscito l'album di una band che ho prodotto, si chiamano The Ashman e vi invito ad ascoltarli. A breve uscirà il lavoro di un cantautore di Torino a cui ho prodotto il disco, vi invito ad ascoltare anche lui, si chiama Johnny Fishborn.

Hai collaborato, e continui a farlo, con musicisti delle più diverse estrazioni, con quali hai raggiunto una maggior empatia a livello umano e sonoro? 

Per ora con tutti coloro che si sono trovati bene a lavorare con me, il mio macbook e con i miei animali immaginari.

Un animo musicalmente multiforme come il tuo è stato sicuramente forgiato da ascolti passati e presenti. Quali artisti e/o album hanno avuto un ruolo fondamentale nella tua crescita umana nonché artistica? 

Musica popolare persiana come Shajarian a a cui devo molto, la classica di Brahms, Strauss, forse la dark-wave di fine '70 come i Television, i Suicide, i Joy, i Cocteau per l'approccio e alle volte, l'elettronica quando mi sento solo, ad esempio il nuovo album di Trentemøller l'ho appena ascoltato. Ultimamente ricerco musica popolare e religiosa indiana.

Hai origini mediorientali e il tuo stesso nome in persiano significa “speranza”; che speranze ci sono oggi per un giovane, e per di più musicista, in Italia?

Bisogna lavorare con la testa, con le mani e il cuore senza preoccuparsi di ciò che porta o non porta essere giovani o essere musicisti in Italia.

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