mercoledì 23 ottobre 2013

Federico Cimini - L'importanza di chiamarsi Michele

(Pubblicato su Extra! Music Magazine)

Coraggiosa, questo il primo pensiero una volta terminato l’ascolto di L’Importanza di Chiamarsi Michele,
opera prima di Federico Cimini, calabrese d’origine ma da tempo trasferitosi in quel di Bologna. E coraggioso lo è senz’altro un cantautore che, al proprio esordio, decida di cimentarsi in un’impresa compositiva, di non facile attuazione, come quella di un concept album. Una storia, raccontata sotto forma di canzoni, che mette in luce le bellezze, poche, e le brutture, purtroppo parecchie, dell’Italia odierna, dove i più disparati personaggi tentano ogni giorno di (sopra)vivere. Una storia che trae la propria linfa vitale dalla vicenda, reale, di Michele, uomo profondamente deluso dal proprio Paese, tanto da decidere di abbandonare tutto per tentare la fortuna in terra straniera. E proprio al di fuori dei confini nazionali che avviene l’incontro tra quest’ultimo e lo stesso Cimini, che matura l’idea di metterne in musica le tristi peripezie, trasformandolo in un protagonista con il quale, a prescindere dalla provenienza geografica, ognuno di noi può identificarsi. Un viaggio fisico-musicale che si snoda attraverso tredici episodi sonori, o per meglio dire tappe, con un prologo ed un epilogo a sancire una volta di più l’aspetto narrativo dell’opera. Narrazione che dà modo a Cimini di manifestare il proprio estro compositivo, facendolo confluire in un’intrigante patchwork sonoro che, dal folk mediterraneo, con forti rimandi alla propria terra natia, ingloba tanto sonorità prettamente rock, alle quali si aggiungono i solari ritmi in levare dello ska, fino ad una sempre ben presente vena cantautorale che avvicina il nostro tanto all’opera del Cristicchi socialmente impegnato quanto alla scanzonata ironia del proprio conterraneo Rino Gaetano. L’incipit è tuttavia affidato ad una successione di suoni e parole che vanno ad intrecciarsi tra loro, per poi citare le prime due strofe di Promemoria, poesia contro la guerra a firma Gianni Rodari, e punto iniziale di una circolarità narrativa che si svelerà solo alla conclusione dell’opera stessa. E se il trittico di composizioni ad esso seguente svolge la funzione di vero e proprio prologo, mostrando al contempo la varietà di stili e influenze del songwriting ciminiano, è con l’orgia fiatistica di La Rivoluzione in Pigiama che nel protagonista della vicenda, Michele appunto, nasce l’insofferenza nei confronti di un Paese “governato” dai media e da un regime che sbeffeggiano dall’alto la gente “comune”, con quest’ultima incapace di reagire se non con tanto sbandierate quanto inutili rivoluzioni da social network. Un’insofferenza che porterà Michele a trasferirsi all’estero, dove tuttavia ben presto scoprirà come il malcostume italiano sia un male comune, tra l’ipocrisia snobistica ed elitaria di La Gente Che Conta e la voglia di apparire a tutti i costi espressa, su d’un robusto impianto rock di matrice acustica, in Non Essere Nessuno. Da qui la decisione, sulle note di una Lì Con Me che trasuda gli umori musicali del tacco del nostro Stivale, di fare ritorno al natio suolo, per cercare di “combattere” in prima persona per un futuro migliore. La storia tuttavia ha un finale inaspettato, opportunamente denominato Epilogo, dove si manifesta la circolarità narrativa precedentemente menzionata, con gli orribili spettri della guerra che tornano a far tristemente capolino. La conclusiva Ti Amo Terrone è dal canto suo una sorta di elegiaca dedica al personaggio appunto del “terrone”, qui incarnato dallo stesso Michele; una figura troppo spesso stereotipata, capace tuttavia di rappresentare, a seconda della prospettiva, ognuno di noi, perché in fondo quello che accomuna gli italiani è forse proprio l’essere “terroni”. Una penna quella di Federico Cimini che denota un’arguzia ed un’ironia, davvero rare in un giovane esordiente, quest’ultime veicolate con freschezza grazie ad arrangiamenti di ben ponderata vitalità sonica, il tutto in un’opera prima tanto coraggiosa quanto alfine riuscita.

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