venerdì 13 dicembre 2013

Barranco - Ruvidi, vivi e macellati

(Pubblicato su Extra! Music Magazine)  

Nell'odierno mercato discografico, italico e non, per un combo, al suo esordio, è sempre più difficile riuscire ad emergere nel mare, spesso incontrollato ed incontrollabile, di quotidiane nuove uscite. Un rischio che, perlomeno ad ascoltare quanto contenuto nei suoi solchi, non correrà Ruvidi, Vivi e Macellati, primo vagito dei padovani Barranco. Un lavoro concepito in modo quasi certosino, sia a livello visivo, e tattile, con un artwork in legno, forgiato a mano in una serie limitata di 300 copie, quanto sonoro, complice una personale visione della materia folk. Filo conduttore dell'intero lavoro è una matrice prevalentemente acustica, con protagonisti i più diversi strumenti a corde, ai quali viene affiancato il canonico battere d'una moderna sezione ritmica. Tra raffinate trame melodiche d'altri tempi e odierna irrequietezza percussiva, i nostri danno vita a dieci composizioni di difficile collocazione musico-temporale, nel loro continuo sfuggire a univoche catalogazioni sonore. Se fin da un primo ascolto spicca l'ottimo lavorio delle dita sulle corde, dalla chitarra acustica, all'ukulele, passando per il mandolino, il vero tratto distintivo della proposta sonora barranchiana rimane tuttavia la voce di Alessandro Magro, quasi un moderno cantastorie, nella sua affabulatoria declamazione di liriche quantomai ricercate. Ne sono esempio gli echi folk, d'albionica provenienza, di Le Porte Di Orlova, in un sublime intrecciarsi di corde acustiche, così come le antiche arie barocche pervadenti la trattenuta ballata Da Questa Parte, libera solo nel finale di dispiegarsi verso più assolati lidi, precedentemente battuti dalla Bandabardò. La ben più robusta Astenia sembra invece, nei suoi intermezzi strumentali d'ampio respiro, riprendere la lezione dei Modena City Ramblers irish oriented di Raccolti, mentre una più decisa sterzata sonora avviene sulle agguerrite note gipsy folk di Milite. E se nella scura, marziale, Un Inverno, si avverte maggiormente il contributo strumentale di basso e batteria, Un Giorno In Più Non Farà Male è un ribollente tourbillon sonico con l'estro creativo dei cinque padovani libero di mostrarsi, senza più inibizione alcuna. Nel loro muoversi, con disinvoltura, tra passato e presente, i Barranco sono riusciti a confezionare un esordio, di convincente quanto stuzzicante atemporalità, al quale non dedicare, più di, un ascolto sarebbe un vero peccato.

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