mercoledì 3 aprile 2013

Intervista a Viva Lion!

(Pubblicato su Extra! Music Magazine)

Abbiamo incontrato Daniele Cardinale per parlare della sua opera prima, “The Green Dot", capace di racchiudere, in sole cinque canzoni, l’intero universo sonoro di un’artista tutto da scoprire.

A leggere la tua biografia hai avuto un passato da indie rocker, quando è avvenuta la “folgorazione sulla via del folk”?

Nessuna folgorazione, direi piuttosto una grande influenza da alcuni side projects di indie rocker, di artisti che provengono dalle scene emo, punk e hardcore nordamericane. La folgorazione, se vuoi, è avvenuta in Canada.

C’è qualche artista, o album, in particolare, che ti ha influenzato o ha aiutato a far emergere la tua anima da folksinger?

Ce ne sono molti, e non tutti provengono dal folk. “Harvest” di Neil Young, “Killed or Cured” di The New Amsterdams, “Bring Me Your Love” di City and Colour. The Weakerthans, Grey Kingdom, Bon Iver, Sunparlour Players e mille altri.

”The Green Dot” è un concept su di una relazione, a distanza per la precisione, come è nata e si è sviluppata quest’ idea?

Vita vissuta. Ero tornato a vivere a Roma e stavo con una ragazza di Los Angeles. Facevamo avanti e indietro e le scrivevo canzoni che parlavano di noi, 4 sono diventate quello che ora è “The Green Dot” Ep, il punto verde, quello della webcam del mio MacBook.

Fin dallo stesso titolo sono inoltre evidenti i rimandi computeristici. Che rapporto hai, sia come persona che come musicista, con quest’ultimo e con la tecnologia in generale?

Non sono un freak della tecnologia ma andiamo molto d’accordo. Uso costantemente il mio laptop soprattutto per comunicare con il Nordamerica e gli amici ormai sparsi in tutto il mondo. Più tecnologia c’è, meglio è. Sempre che sia l’essere umano a gestirli e che siano a servizio del bene comune.

Quello che doveva essere un EP “solitario” si è tuttavia evoluto in un lavoro collettivo grazie anche alla presenza di una “famiglia allargata” di musicisti. È stata una scelta ponderata o figlia delle circostanze?

È stata una scelta naturale: ho sempre pensato che condividere sia meglio che competere. Roads Collide, Gipsy Rufina, Megan Pfefferkorn, i Velvet e tutti gli altri sono, o sono diventati, ottimi amici.

Tra gli ospiti presenti spicca per bellezza il contributo di Megan Pfefferkorn in Goodmorning/Goodnight, come siete arrivati a questa collaborazione?

Ho conosciuto Megan a Settembre dell’anno scorso in California, quando sono andato a suonare insieme a Claudio Falconi dei Grannies Club, ormai parte integrante di Viva Lion!. Abbiamo suonato insieme all’House of Blues di Los Angeles e al Joshua Tree Park, e da subito si è creata grande sintonia. E’ bravissima e ha grande talento. Io e Claudio abbiamo suonato anche una sua canzone e credo che collaboreremo con lei ancora in vista del full album.

Decisamente bizzarra è la scelta di inserire una rivisitazione di Footloose: che tipo di approccio utilizzi solitamente con la materia sonora altrui?

Mi piace moltissimo stravolgere canzoni, riarrangiare in chiave acustica ad esempio Blietzkrieg Bop dei Ramones o 99 problems di Jay-Z (che suoniamo dal vivo nella versione country di Hugo). E mi piace chi lo fa, dalle versioni punk delle hit pop americane alla versione di Julia Stone di Bloodbuzz Ohio dei The National. Ma non ho risposto alla tua domanda, mi son fatto prendere dall’entusiasmo. L’approccio è stravolgere e dimostrare che arrangiamenti completamente diversi di una canzone producono risultati altrettanto validi.

Colpisce l’assenza di una vera e propria batteria o di percussioni per così dire convenzionali, pur essendo ben percettibile un sottile substrato ritmico. Ci puoi parlare di questo “sperimentalismo percussivo”?

Abbiamo utilizzato il corpo umano e il legno del pavimento dello studio. Mani, piedi, buste, oggetti trovati in studio, un po’ per mantenere il mood acustico, un po’ perché non c’è un batterista in Viva Lion!

Hai vissuto in Canada e hai tenuto concerti anche negli Stati Uniti; hai notato un diverso modo, da parte del pubblico, di rapportarsi alla tua musica rispetto ad un’audience italiana?

Negli Stati Uniti ho riscontrato più partecipazione. Ho notato, ma parlo della California, una certa predisposizione al divertimento, a partecipare. I canadesi sono molto ‘quiet’, tranquilli.

Progetti per il futuro? Dal vivo continuerà il sodalizio con Claudio Falconi o opterai per una dimensione solitaria?

Progetti: ho iniziato a lavorare al full album e stanno arrivando nuovi concerti in Italia. Claudio vive a Los Angeles da due mesi e ci resterà per un bel po’. Suoneremo insieme a Giugno in California e Colorado, mentre in Italia lo ha sostituito Marco Lo Forti degli Autoreverse. A volte invece suono da solo.

(La foto di Daniele Cardinale aka Viva Lion! è di Stefano Delìa)

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