domenica 10 agosto 2014

Billy Bragg @ Teatro dal Verme - Milano

(Pubblicato su Extra! Music Magazine)


Trent'anni passati a dividersi tra musica e attivismo politico, con una chitarra, sia essa elettrica o acustica, come unica “arma” e uno sguardo profondamente critico nei confronti di una società, inglese e non, colma, ancor oggi, di contraddizioni, sopraffazioni ed ingiustizie, denunciate e messe in musica con Woody Guthrie nel cuore; questo è Billy Bragg, autentico working class hero, con un'ormai lunga carriera in un mondo musicale dove la sua integrità morale e la sua coerenza ideologica rappresentano la classica “mosca bianca”. Non è mai sceso a compromessi il songwriter inglese, ha inciso e cantato quello che pensava fosse giusto urlare al mondo con tutta la propria voce, schierandosi sempre dalla parte dei più deboli, degli oppressi e dei lavoratori, sulle orme proprio di quel Woody Guthrie che come un'ombra ha vegliato sul suo cammino musicale. Un percorso che ha visto il bardo di Barking, evolversi e mutare, musicalmente, passando dagli esordi contrassegnati da una giovanilistica rabbia clashiana, con la propria chitarra elettrica a menare fendenti contro nemici vecchi e nuovi, ad una “svolta” verso più raccolte sonorità di stampo Americana, figlie di quella terra statunitense patria dei suoi “maestri” musicali. Una “svolta” ben esemplificata dal suo recente parto in studio, Tooth And Nail, registrato sotto l'egida di Joe Henry, splendida fotografia in musica dell'odierno Billy Bragg, songwriter e uomo. Ed è proprio il Bragg più rootsy oriented quello che si presenta questa sera sul palco del Teatro Dal Verme di Milano, per la prima delle due date italiane a supporto della sua, summenzionata, ultima fatica discografica. Accompagnato da una solida ed impeccabile quanto al contempo versatile band, il nostro fa il suo ingresso in scena con in sottofondo le note della cooderiana No Bankers Left Behind, incipit quanto mai sintomatico di quelle che saranno le tematiche trattate durante il concerto. Se la musica e le liriche rivestono ovviamente un ruolo di primaria importanza nell'economia bragghiana, anche le storie e gli aneddoti raccontati tra un brano e l'altro, con il consueto umorismo britannico, hanno uguale peso specifico in quello che più che un concerto è parsa a tratti una chiacchierata con un vecchio amico che non si vedeva da lungo tempo. Il nostro strappa più d'un sorriso quando racconta di come si sia stupito che il suo ultimo album venga etichettato con il termine Americana, definendo quest'ultima “musica country per chi ama gli Smiths”, ed invitandoci a pensare ad un, neanche tanto improbabile, duetto tra Emmylou Harris e Morrissey. Un'Americana alla cui fonte si era già, tuttavia, abbeverato in passato, ai tempi del progetto Mermaid Avenue, quando era stato scelto da Nora, figlia di Woody Guthrie per musicare alcune liriche del padre rimaste incompiute, in un'opera di rivisitazione, condivisa con i Wilco. E proprio lungo la Mermaid Avenue Bragg ci accompagna questa sera, prima attraverso le delicate note di Way Over Yonder In The Minor Key, dall'incontaminata purezza folk, per poi lasciarsi andare in una All You Fascists Bound To Lose, cesellata dal lavorio allo slide di CJ Hillman ed irrobustita dalla sezione ritmica “antifascista” formata dalla batteria di Luke Bullen e dal basso di Dave Evans, indirizzata al rigurgito destrorso emerso dalle recenti elezioni europee. Liriche guthriane di sempre più drammatica attualità quindi, come quelle di I Ain't Got No Home, livido ritratto dello strapotere delle banche e della sopraffazione del ricco nel confronti del povero, cancri che ancor oggi attanagliano la società, riproposta in una dimessa, sofferta interpretazione, a dir poco da brividi. Sorprende allo stesso modo il trattamento riservato ai suoi “classici” rivisti e corretti attraverso un'ottica, per l'appunto, Americana, come una Ideology d'ascendenza quasi parsoniana, posta in apertura di concerto, o il sussultante clangore twangy di You Woke Up My Neighbourhood, contenuta in quel Don't Try This At Home a cui il songwriter inglese rivolgerà a più riprese la propria attenzione. Quella di una “svolta” country è anche l'accusa che più di un critico musicale ha rivolto al nostro all'indomani della pubblicazione proprio di Tooth And Nail. “Dicono che mi sono dato al country, solo perché ho un tizio che suona la pedal steel nella mia band, indosso una camicia e degli stivali a punta in stile Kenny Loggins, ed ho una barba lunga, ma nei miei album c'è sempre stato il twang tipico del country”, rimarca Bragg per poi lanciarsi in una disquisizione sullo skiffle, ricordando l'importanza di Lonnie Donegan e spiegando come l'Americana in realtà l'abbiano inventata gli inglesi, eseguendo, a sostegno della propria tesi, una stonesiana Dead Flowers. Non poteva mancare un divertente monologo sul modo in cui il nostro ha saputo, mentre si trovava in una caffetteria di Calgary (il Texas del Canada come l'ha definita egli stesso), della dipartita del suo “avversario” storico, ovvero l'ex primo ministro inglese Margareth Thatcher,e di come i presenti abbiano reagito con uno sbigottito: “Era ancora viva Margaret Thatcher!?”; quando ha comunicato loro la notizia. O di come una sera, a inizio carriera, in un locale del New England quando si è trovato, suo malgrado, a fronteggiare un accalorato membro del pubblico che gli urlava a più riprese “Play your hits”; episodio dal quale trae spunto per regalarci una scintillante Sexuality, dagli irresistibili coretti, uno dei suoi pezzi “commercialmente” più noti. Da Tooth And Nail il nostro ripropone, invece, l'intensa, nei suoi continui saliscendi melodico-ritmici, There Will Be A Reckoning, e il lento ciondolare rootsy di Handyman Blues, per poi deliziare la platea con un'incantevole rilettura di California Stars, anch'essa proveniente dal “viale della Sirena”. Un progetto quest'ultimo nel quale Bragg aveva pensato, parole sue, di farsi affiancare, anziché dagli Wilco, dai tedeschi Kraftwerk, per enfatizzare ancor più quella visione europea della figura di Guthrie fortemente voluta dalla figlia Nora. Si erano anche trovati in studio per iniziare a registrare qualcosa insieme ma il master contenente il frutto di queste sessioni di registrazione venne dimenticato sul sedile di un taxi. Suonando in Germania pochi giorni, però, gli è tornato in mente uno dei brani incisi in quei giorni e questa sera potremo finalmente ascoltarlo. È chiaramente solo una presa in giro, è il seguente intro sintetico, di stampo kraftwerkiano ovviamente, sfocia presto in una A New England cantata a squarciagola da tutta la platea. Un altro ripescaggio da Don't Try This At Home, è Accident Waiting To Happen, la quale non ha perso un grammo della sua primigenia carica elettrica, e sulle cui note il nostro e i suoi pards abbandonano il palco. Giusto il tempo di farsi invocare a gran voce ed eccolo ritornare in solitaria, imbracciando la fida sei corde elettrica, per una sempre pungente To Have And To Have Not, a rivangare i propri esordi e la lezione appresa dai Clash, a cui fa seguito l'intramontabile inno sindacale There Is A Power In A Union, che Bragg canta con veemenza, con tanto di pugno alzato, quasi a voler rievocare lo spettro di Joe Hill. Una dolente Tank Park Salute, con il contrappunto dei tasti bianchi e neri di Kenny Dickenson, è il preludio ad una conclusiva, straripante Waiting For The Great Leap Forward, con i due raggiunti a scaglioni dai restanti membri della band e con tutto il teatro ormai in piedi a ballare e a cantare. “La musica non può forse cambiare il mondo” afferma Bragg, “ma può aiutarci a non sentirci soli, a farci capire che altre persone come noi lottano ogni giorno per un futuro ed un mondo migliore. È il cinismo il vero nemico da combattere, non la globalizzazione o il capitalismo, ma bensì quel senso di frustrazione e inadeguatezza che regna sovrano, sottopelle, in ognuno di noi, che ci costringe a pensare di non essere in grado di far nulla per cambiare la società che ci circonda. Solo con una presa di coscienza individuale si potrà arrivare ad un cambiamento collettivo”. Una lezione che tutti i presenti sono sicuro hanno fatto propria, così come sono altrettanto sicuro che il concerto al quale hanno assistito questa sera rimarrà indelebilmente scolpito nella loro mente.


SETLIST:

Ideology
No One Knows Nothing Anymore
Way Over Yonder In The Minor Key
I Ain't Got No Home
All You Fascists Bound To Lose
You Woke Up My Neighbourhood
Dead Flowers
Greetings To The New Brunette
There Will Be A Reckoning
Handyman Blues
Sexuality
California Stars
A New England
Accident Waiting To Happen


ENCORE:

To Have And To Have Not
There Is A Power In A Union
Tank Park Salute
Waiting For The Great Leap Forward



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