giovedì 24 aprile 2014

Milanese, Re, Bertolotti - Still alive at Mag Mell

(Pubblicato su Extra! Music Magazine)


Dopo due ottimi, solitari, album a proprio nome, Marcello Milanese opta per una radicale svolta artistica stringendo un'intrigante sodalizio con una delle più valenti e versatili sezioni ritmiche italiane. In realtà un primo incontro tra la sei corde dell'alessandrino, il basso di Roberto Re e la batteria di Stefano Bertolotti, era già avvenuto, qualche anno fa, quando il primo aveva preso parte alle registrazioni dell'album di debutto dei Chemako, progetto fondato dai secondi, una volta fuoriusciti dai ranghi dei Chicken Mambo di Fabrizio Poggi. Un'iniziale collaborazione, vocale perlopiù, protrattasi in seguito anche on stage, con Milanese, oltre a ricoprire con consumata esperienza il ruolo di frontman, impegnato a intrecciare assoli e fraseggi chitarristi con Gianfranco Scala, altro transfuga “poggiano”. Un rapporto musicale, quello tra i tre, cementificatosi con il passare del tempo, fino a dar vita ad un'inedita ragione sociale condivisa, giunta oggi al proprio battesimo discografico. Registrato sulle legnose assi dell'omonimo Irish Pub di Alessandria, Still Alive At Mag Mell, cattura, nella sua dimensione ideale, in un'istantanea particolarmente a fuoco, la bontà di un trio, tanto affiatato nel suo “muoversi” all'unisono, quanto brillante nei suoi singoli spunti strumentali. Ovviamente la parte del “leone” la recita il buon Milanese, mirabile nel suo soggiogare, al proprio volere, le corde dell'amata Gretsch, come dell'autocostruita Helleluja H1, esibendosi al contempo in una prestazione vocale dalla scorticante rochezza espressiva. Bertolotti e Re, dal canto loro, non si limitano al ruolo di semplici comprimari, ma imprimono, altresì, il proprio, inconfondibile, marchio sonoro, grazie ad un ribollire ritmico rifulgente per precisione e poliedricità. Più che un semplice concerto, un vero e proprio excursus lungo la carriera discografica di Milanese, attingendo ad un repertorio, passato e presente, al quale vengono aggiunti brani di fresca scrittura, primi parti dell'unione compositiva dei tre strumentisti. Apre tuttavia la serata Second Hand Man, puro velluto blues su pulsante sincopare funk, estrapolata dal primo lavoro del chitarrista alessandrino, in una sorta di metaforico ritorno là dove tutto ebbe inizio, quindici anni fa. Ottime sono le, succitate, composizioni a firma condivisa, come il puntato shuffle My Life In Ruin, passando per Between Heaven And Hell, flessuoso danzare a tempo di bolero tra, appunto, Paradiso e Inferno, lungo sentieri anzitempo percorsi dal mai dimenticato Willy DeVille, fino al cupo splendore della ballata Dark And Darker, ad esorcizzare la gelida solitudine di una notte trascorsa a vagabondare lungo il border statunitense. Il boom chicka boom di cashiana memoria, si fonde egregiamente, invece, con il blues urbano di McKinley Morganfield, in Pay The Band, ironica disamina della vita quotidiana di coloro che decidono di fare della della musica la propria professione, e dedicata a tutti i “colleghi” che lottano, ogni giorno, contro le traversie che questa scelta comporta. Esplicativo fin dal titolo, Moonshine Boogie è, al contrario, un ubriaco boogie a metà strada tra il fango del Mississippi e i clangori elettrici della Detroit di John Lee Hooker, mentre il travolgente anthem Bring Me Alcohol, presente sull'ultimo parto solista di Milanese, vede rinvigorita la propria baldanza alcolica dall'apporto dei due nuovi “compagni di bevute”. E se Medicine Man è intrisa dell'esoterismo arcaico del voodoo, affondando le proprie radici nel putrido bayou della Louisiana, la struggente, conclusiva Me And My Gun, fuga ogni dubbio sulla notevole caratura, di songwriter ed interprete, dello stesso Milanese. Pregevolmente impresso su nastro, Still Alive At Mag Mell rappresenta un, riuscito, primo passo di un nuovo collettivo cammino, il quale, a sentire quanto contenuto tra questi solchi, sarà senza dubbio foriero di numerose, nonchè ampiamente meritate, soddisfazioni.

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