giovedì 10 aprile 2014

Altare Thotemico - Sogno errando

(Pubblicato su Extra! Music Magazine)


Presentatisi sul panorama discografico, nostrano e non, con un'omonima opera prima, i bolognesi Altare Thotemico tornano oggi, a distanza di quattro anni, con Sogno Errando, secondo e ben più meditato lavoro in studio. Un autentico, a detta degli stessi emiliani, manifesto “contro la staticità in musica”, nonché parto di una creazione sonora priva di ogni vincolo di sorta. Un ribollente amalgama musicale nel quale vengono fusi, abilmente, tra loro muscolare jazz rock, barocchismi progressive, introspezione cantautorale, enfatica teatralità e mordaci derive lisergiche; il tutto all'insegna della sperimentazione più ardita. Un'opera policroma, seppur intessuta su di un unico “filo tematico-narrativo”, ovvero le correnti sotterranee e le culture dimenticate, influenzante l'atto compositivo dei nostri sia dal punto di vista arrangiativo che testuale. Più orientato verso improvvisativi territori jazzy, rispetto al suo predecessore, Sogno Errando trae indubbio beneficio dal rinnovamento apportato alla line-up emiliana, rafforzata dai nuovi innesti di Emiliano Vernizzi al sax soprano e tenore, Max Govoni ai tamburi, e Gabriele Toscani al violino, ad affiancare il nucleo storico dei fondatori, ovvero Leonardo Caligiuri al pianoforte e sintetizzatori e i due fratelli Venuti, Valerio e Gianni, rispettivamente al basso e alle sperimentazioni vocali. Sarebbe infatti riduttivo incasellare quest'ultimo nel semplice ruolo di cantante, in quanto la sua malleabile vocalità assurge al ruolo di vero e proprio strumento, contrapponendo fonemi, sillabe e parole, agli accordi e ai battiti percussivi dei suoi sodali. Pare essere cresciuto con Metrodora di Demetros Stratos come Bibbia e Lorca di Tim Buckley come Vangelo, Gianni Venuti, confermandosi centro gravitazionale dell'universo musicale a nome Altare Thotemico. Cosmo creato da un big bang jazz rock, sprigionante un'impazzita pioggia di saettanti detriti sonici, in una sorta d'anarchia esecutiva equiparabile a quella caratterizzante, in passato, l'opera proprio degli Area di Demetrio Stratos. Un andare contro i confini prestabiliti da vincolanti regole formali, quindi, denotante tanto una notevole perizia strumentale quanto un eclettismo stilistico dei quali sono vivido esempio le tre lunghe “suite fiume” (la title track, Broken heart e Le correnti sotterranee) con le sperimentazioni musicali dei nostri a scorrere impetuose proprio come le correnti fluviali, tra solennità progressiva, intricate trame ritmiche e soffiare fiatistico coltraniano, lambendo isolotti di placida pace cantautorale, appena adombrata da chiaroscurali trame pianistiche e da trascendenti melismi orientali. È tuttavia il jazz, come già accennato, ad essere presenza sonora preminente tra i solchi dell'album, nelle sue più diverse accezioni, da quello imbastardito con nevrosi elettriche d'ascendenza rock, passando attraverso le fumose atmosfere notturne di una D'Amore e Altri Tormenti, d'estrazione contiana, fino alle sfumature latine di Porpora. Frutto di avanguardistiche spinte sperimentali è invece la conclusiva Neuro Pshico Killer, ottenebrante viaggio sonoro, nelle zone più oscure e nascoste della mente umana, con la voce di Venuti quasi a infrangersi in urlati vocalizzi, attorniarti dalle laceranti incursioni strumentali dei propri compagni. Un'opera matura e ragionata, Sogno errando, proprio per questo necessitante di un ascolto attento e partecipato, per riuscire a districarsi nell'intricata, avviluppante, tela strumentale intessuta con sapienza dal sestetto bolognese.

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