martedì 15 aprile 2014

Dirtmusic - Lion City

(Pubblicato su Extra! Music Magazine)

Nel Mali afflitto da profondi sconvolgimenti politici e religiosi, un collettivo di musicisti, chiuso all'interno di uno studio di registrazione in quel di Bamako, cercava, in quei giorni bui del 2012, di esorcizzare i demoni di odio e paura, riversando su nastro le proprie ansie e speranze per il futuro. Sessioni informali ed improvvisate, quelle andate poi a comporre l'ossatura di Troubles, terzo capitolo discografico della creatura a nome Dirtmusic, nata dalle menti di Chris Eckman e Hugo Race, ritornati in terra africana sospinti dalle proprie bramosie di ricerca e sperimentazione. E proprio in quel di Bamako, complice anche il contributo di una, sempre più fervente, scena musicale locale, il sublime songwriting dei due occidentali pareva aver trovato terreno fertile nel quale far crescere nuovi, esotici frutti sonori, come ampiamente testimoniato, due anni prima, con la pubblicazione di BKO. Raccolto di questa seconda “semina compositiva” in terra maliana, fu un altrettanto suggestivo amalgama tra elettriche sonorità occidentali, arcaici tribalismi percussivi, melodie griot e oppiacee coloriture electro; in un tentativo, riuscito, di creare un idioma musicale, tra passato e futuro, recante in sé un universalistico messaggio di pace e giustizia. Un'opera affascinante Troubles, alla quale fa seguito oggi, a poco meno di un anno di distanza, Lion City, nuova fatica in studio a nome Dirtmusic. Nato dalle medesime, succitate, sessioni di registrazione, quest'ultimo, vede pertanto Eckman e Race avvalersi, nuovamente, del valente supporto strumentale di un manipolo di musicisti locali, guidati dal balafon di Ben Zabo, al quale vanno ad aggiungersi i contributi vocali di alcuni artisti maliani, e non. Pur essendo figlio del medesimo parto artistico, Lion City può essere tuttavia considerato, del suo predecessore, il “gemello sintetico”. Laddove, infatti, Troubles era caratterizzato da una robusta ossatura afro-rock, le vie della “Città del Leone” sono state costruite, al contrario, su di dilatate tessiture strumentali, permeate da evanescenti nebbie moderniste. Ciò si evince sin dall'opener Stars Of Gao, sorta di sospesa trance ambient alla cui ieratica edificazione armonica contribuiscono i Super 11, combo proveniente da Takamba; così come dalle algide ondulazioni cinematiche di Day The Grid Went Down, dove, tra field recordings, fondali chitarristici e sintetici beat elettronici, spicca fiera la voce dell'artista hip hop maliano MC Jazz. Il melismatico fluire di Narha è reso ancor più evocativo dalla sofferta interpretazione vocale di Aminata Wassidjè Traorè, già presente in Troubles, così come Samba Tourè, alla cui ugola viene affidata una riflessiva Red Dust, ove la polvere rossa del titolo va a depositarsi su di dopate trame dub. La chitarra di Ousmane Ag Mossa, il basso di Cheikhe Ag Tiglia e le percussioni di Aghaly Ag Mohamedine, dei magnifici Tamikrest, colorano invece, con la consueta maestria, di notturne, desertiche, tinte bluesy il magnetico salmodiare di Movin' Careful, rinsaldando, in tal modo, una collaborazione artistica iniziata ai tempi del summenzionato BKO. E se in Clouds Are Cover il tribale battere degli djembèe e delle talking drum crea un substrato percussivo perfetto per un baritonale recitato d'ascendenza caveiana, sono, altresì, vibranti pulsioni funk ad irrobustire il fulcro ritmico d'una graffiante Blind City. Meravigliosa è Justice, con l'arpeggiare riverberato d'una sei corde elettrica e la legnosa pienezza timbrica del balafon a guidarci verso luminescenti, aeree, aperture melodiche. Un album di trascendente bellezza Lion City, al pari del suo antesignano, ennesimo stupefacente “souvenir” di un viaggio multiculturale nel pulsante cuore sonoro del Mali, addentro all'ancestrale malia d'una musica senza tempo. Musica assorta oggi a nuova vita, grazie ad un democratico incontro con la cupa profondità lirica dei pentagrammi occidentali, dando vita ad un inedito linguaggio musicale in grado di travalicare ed abbattere confini linguistici e geografici.

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