giovedì 20 febbraio 2014

L'Armata Brancaleone - Tuttinpiedi

(Pubblicato su Extra! Music Magazine)


Combo maceratese con alle spalle una gavetta più che decennale, arrivando a dividere il palco con, tra gli altri, Ginevra Di Marco e Bandabardò, L' Armata Brancaleone serra oggi le proprie fila per dar vita al suo primo, vero, album. Diretto discendente del precedente demo, autoprodotto, Gente Resistente, l'odierno Tuttinpiedi ne riprende la palpitante musicalità, tra l'impegnato e il festaiolo, facendo propri i canoni stilistici dell'italico folk rock. Un turbinio di suoni e parole, dialettali e non, dalla solare vivacità espressiva; queste le “armi” imbracciate dai sette membri dell'Armata Brancaleone. Uno “scalcinato” battaglione con disincantati sogni ed utopici obiettivi da perseguire, nonostante le avversità, proprio come la sua, omonima, milizia cinematografica. Quindici episodi sonori, partoriti dalla penna del bassista Roberto Caponi, tra estemporanee storie di bislacchi personaggi, impegno civile e rimandi letterari, in bilico costante tra nostrana cantautoralità e scalmanato fervore folk rock. E se in Ezzzio il Pazzo Non Segue l'Andazzo, si avverte, in modo più che palese, l'influenza deandreiana, nella sbuffante Nonostante Tutto i nostri si appropriano dell'irrefrenabile patchanka della Bandabardò, per poi attenuarne i toni nella chiaroscurale Prima Di Tutto, splendido adattamento musicale di Prima Vennero, opera poetica del pastore protestante Martin Niemoller, scritta ai tempi della dispotica dittatura nazista. Notevole, per forza poetica, è anche La Danza del Tempo, dove pare di ascoltare il precedentemente citato De Andrè accompagnato, sulle note di un'aria tradizionale trentina, dai Modena City Ramblers. E non avrebbe sfigurato, nel ramblersiano Appunti partigiani, 201 Volante, storia dell'omonima brigata partigiana maceratese, orribilmente trucidata dai tedeschi nel 1944. L'indiavolata Goran Alkolic porta invece in dote effluvi balcanici, assorbiti dal settetto durante un tour in terra bosniaca, dando modo di apprezzare, una volta di più, gli spunti solistici tanto della fisarmonica di Giovanni Cofani quanto del violino di Laura Tamburrini, autentici mattatori, in realtà, per la quasi totalità dell'album. E spegni!!!, scritta per ‘M'illumino di meno’, iniziativa dedicata al risparmio energetico, dal canto suo reca, con la propria festosa esuberanza, saggi consigli ambientali, sui quali soffia la tromba dell'ospite Paolo Caponi. Ingloba invece i versi di Trilussa la conclusiva Ninna Nanna della Guerra, enfatizzandone ancor di più la valenza pacifista, in un nuovo riuscito esercizio di vigoria folk. Una buona opera prima quindi, quella dei sette maceratesi, penalizzata, seppur in minima parte, da una, fin troppo manifesta, bulimia compositiva, sfociante in un'eccessiva prolissità, a tratti disorientante. Certo, sempre meglio aver tanta “carne” da mettere al fuoco che dover affrontare una penuria d'idee, ma in futuro un affinamento della propria capacità di sintesi non potrà che giovare all'economia sonora di questa agguerrita compagine.

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