
Six By Six, di Earl Van Dyke, fulgido esempio dell’era , e del suono, Motown, che i nostri qui rinvigoriscono e attualizzano, rielaborandolo in una sorta di ideale biglietto da visita sonico. Sembra invece di ritrovarsi di fronte ad uno resuscitato Fred Buscaglione nella successiva L’Astronauta, con quest’ultimo impegnato in una delirante jam con l’orchestra di Roy Paci, tra torrido soffiare mariachi, una sei corde elettrica d’estrazione rockabilly, ed una sezione ritmica che pulsa inarrestabile. Proprio a quella del mai troppo compianto “duro” torinese assomiglia, a livello timbrico, la voce di Dario Mattoni, chitarrista nonché frontman del quintetto, come traspare dalla medesima title track, che puzza di alcool, sigarette e vetusto swing anni ’50, o da una Lulù Swing nella quale il genere menzionato dallo stesso titolo si apre verso notturne atmosfere jazzate. Notte, Notte, Notte, a metà strada tra Louis Prima e i Ladri di Biciclette, racconta invece, con l’apporto ritmico del piano dell’ospite Pierpaolo Vitale, della voglia di far tardi dei musicisti, quasi una condanna. Altrettanto frenetica, tra fulminei stacchi e ripartenze, è il country’n’roll di Mezzanotte di Fuoco, mentre il lato più introspettivo della musica dei nostri emerge nella quasi noir Il Compare, tra insinuanti interventi fiatistici e una sezione ritmica dalla fumosa percussività. E se La Pensione è un nuovo, mosso, episodio in salsa surf-rockabilly, tra gioiosità musicale e lirismo quasi impegnato, in Questo è il Rock’n’Roll, assistiamo ad una divertente disamina del vivere suonando un genere del quale, parecchi anni or sono, un ragazzotto di Tupelo fu incoronato re. Il commiato è affidato infine ad una trasposizione in italiano di Burn Toast And Black Coffee, dal songbook di Mike Pedicin, diventata per l’occasione Toast E Caffè Arrosto, con la tromba di Rudy Latorre e il sax di Lidia Bitetti a guadagnare prepotentemente il centro della scena. Non pigiate tuttavia il tasto stop una volta concluso il brano, in quanto alla fine del minutaggio “convenzionale” ha inizio un divertissement strumentale emblematico dello shakeraggio musicale del combo barese, un ibrido tra funk e swing tutto da ascoltare. Una Banana Split d’italica fattura quella preparata dai Rekkiabilly che, per freschezza e bontà, non nulla d’invidiare a quelle servite ancor oggi oltreoceano.
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