sabato 24 novembre 2012

Rossopiceno - Come cambia il vento

(Pubblicato su Extra! Music Magazine)

In un’Italia allo sfascio, guidata da un malnato governo tecnico, strozzata da un’aberrante crisi socio-economica e dove il futuro è ormai solo più un vago tempo verbale, opere musicali del calibro di Come Cambia Il Vento dei Rossopiceno sono quanto mai preziose. Il gruppo marchigiano dopo l’esordio dello scorso anno, con Storie In Un Bicchiere, torna ora con un secondo album intriso di rabbia e speranza, scritto e suonato da ventenni in cerca del proprio posto in un paese che sembra non sapere che farsene dei suoi giovani. Ed è proprio questo il maggior pregio di Come Cambia Il Vento, il riuscire a veicolare un comune malessere giovanile, ma non solo, attraverso una manciata di pregevoli composizioni di matrice (combat) folk, dando così voce a sogni disillusi, problemi e ansie esistenziali, sottovalutati, se non sbeffeggiati, da una società vecchia non solo anagraficamente. Una maturità quella dei Rossopiceno, che non si manifesta solo a livello testuale, ma anche musicalmente, attraverso un impasto sonoro ben calibrato e dalle molteplici sfumature. Molte anche in quest’occasione le collaborazioni eccellenti, a cominciare da Francesco Moneti, qui non solo seduto in cabina di regia, ma impegnato a far correre veloce l’archetto sul suo violino, oltre che a pizzicare vari altri strumenti a corda. Le affinità con i Modena City Ramblers, tra le fila dei quali quest’ultimo milita, sono più che evidenti, ma non di semplice emulazione si tratta quanto della personalizzazione di sonorità che i Rossopiceno sentono quanto mai loro. La precisa e “colorata” sezione ritmica composta dalle percussioni di Massimo Pasqualetti e dalla batteria di Stefano Nespeca, svolge egregiamente il proprio lavoro, creando un tappeto percussivo che ben si adatta sia a battaglieri assalti combat folk che a ballate di più ampio respiro. Minimo comune denominatore di entrambe le tipologie sonore poc’anzi descritte è tuttavia la fisarmonica dell’ottimo Vanni Casagrande che, insieme alla voce di Emidio Rossi, rimane uno degli elementi fondanti del suono dei Rossopiceno. Esempi di cotanta bravura strumentale si possono rintracciare nell’anthemica Fermoimmagine, nella rarefazione di Prima Della Pioggia, così come nel lento dischiudersi di Freddo. Se l’incipit di Come Cambia Il Vento vede Marino Severini prestare la propria voce, nel finale della dura analisi della situazione lavorativa nel nostro paese di Camici e Tute, spazio viene lasciato all’ironico monologo di Ascanio Celestini. Echi dei Ramblers modenesi riaffiorano, nel prosieguo dell’ascolto, sia in Sol, che pare un estratto da Terra e libertà, che in C’era, combat song sulle gesta dei partigiani, già apparsa nella tracklist di Battaglione Alleato, album corale supervisionato proprio da Moneti e soci. Posta in chiusura Soltanto Un Po’, tra sentori irish, barlumi folk e un finale di stampo bandistico, è un’ulteriore esempio della qualità della proposta del combo marchigiano. Come il vino della loro terra, al quale si sono ispirati per la scelta del nome, anche il sapore della musica dei Rossopiceno, con l’andar del tempo sembra essersi fatto più persistente e ricco d’aromi, capace di stuzzicare tanto le papille gustative quanto l’apparato uditivo.

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