venerdì 9 novembre 2012

Cuori in Barrique - Il gatto vegetariano

(Pubblicato su Extra! Music Magazine)

Genialità oppure follia?! Questo il dilemma che mi sono trovato ad affrontare una volta inserito nello stereo Il Gatto Vegetariano, terzo album dei Cuori in Barrique. Continuando nell’ascolto si intuisce come il quesito precedente in realtà non si pone, essendo entrambe le affermazioni precedenti veritiere, in quanto ci troviamo di fronte alla più folle genialità. Nati essenzialmente come duo, composto da Rossano Lannutti, al sax, piano e voce, e dal chitarrista Luca Russo, i Cuori in Barrique vedono tuttavia, in quest’occasione, il proprio organico dilatarsi grazie alla presenza di ben 19 tra musicisti e cantanti. Una creatura dalle molte voci e dalle molteplici gambe e braccia quindi, capace di fagocitare al proprio interno le precedenti esperienze sonore dei due titolari; funk, jazz, reggae e musica latina, dando vita a un cantautorato forse atipico ma non per questo privo di fascino. Curioso è anche il concept sul quale si basa, fin dal titolo, l’intera opera, ovvero un gatto che, stufatosi di inseguire inutilmente i topi, diventa vegetariano, ritrovandosi ad essere a sua volta oggetto della caccia, da parte delle sue ex prede. Una sorta di velata metafora dell’amore, con quel “insegui e fuggi” che contraddistingue molto spesso le vicissitudini sentimentali. A predominare, dal punto di vista musicale, è ovviamente la patchanka di suoni poc’anzi menzionata, in un vorticoso alternarsi di voci e strumenti, come nell’opener Per Tornare, che dal saltellante ska iniziale si apre verso escursioni jazzistiche, prima degli interventi finali di una fisarmonica tangheira. Influenze latine che ritroviamo peraltro alla base tanto dell’invasato mambo di Lubimaya quanto della suadente samba di La Cuoca. La title track è l’ennesima sarabanda sonica, con i fiati a soffiare ska a pieni polmoni e nuove screziature swingate, alla Fred Buscaglione, a variegare il tutto. Jazz nascosto tra i solchi quindi, ma sempre tuttavia presente, sia nella sua accezione più pura che nelle sue varie contaminazioni, specie con la musica latina, come in Seta Virile o nel fumoso tango di Nausicaa, dove pare di sentire il Vinicio Capossela di Camera a sud. Santo Bevitore dal canto suo allarga ulteriormente lo spettro sonoro, unendo gli stilemi classici della canzone d’autore con la solarità del reggae, e vede la partecipazione vocale di Bunna, deux ex machina degli Africa Unite ed autentica istituzione della musica “in levare” italica. La conclusiva Cuorinbarrique è l’ennesima testimonianza della bontà della formula sonora dei nostri, nonché della compiutezza di un album che si lascia ascoltare tutto d’un fiato.


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