mercoledì 7 maggio 2014

Deserto Rosso - Progresso

(Pubblicato su Extra! Music Magazine)


Dopo l'esordio Mi fanno male i capelli, targato 2011, e un successivo Ep, Oasis Elèctronique, i Deserto Rosso, per gettare le basi del proprio futuro sonoro, volgono, oggi, il loro sguardo indietro nel tempo, al passato remoto della musica rock italiana. Progresso rappresenta, infatti, un tributo alle band italiche degli anni '60 e '70, figlie d'una stagione musicale magica ed irripetibile per il nostro Bel Paese. Un itinerario, tra riscoperta e sperimentazione, attraverso il quale la band romana ha saputo appropriarsi, riportandole a nuova vita, tanto di celebri composizioni di ensemble di prima grandezza, quanto di brani partoriti da altrettanto valide compagini, purtroppo scomparse tra le nebbie del tempo. Erika Savastani e Danilo Pao, fondatori e, de facto, titolari della ragione sociale in esame, si avvalgono, per questa loro digressione musico-temporale, del prezioso contributo della chitarra di Fernando Pantini, dei tamburi di Andrea Ruta e dei tasti del piano elettrico di Adriano Pennino. Inciso con un approccio “vintage”, facendo ricorso ad una strumentazione e ad effetti dell'epoca presa in esame, l'album mantiene intatta una veridicità esecutiva derivata proprio dalla registrazione in presa diretta. Un impianto strumentale orchestrato con cura dallo stesso Pao, atto a sostenere e valorizzare, ulteriormente, la duttile voce della Savastani, libera qui di mostrare tutte le proprie colorazioni timbriche, come nello splendida rilettura di Non Mi Rompete, del Banco del Mutuo Soccorso, posta in apertura, tra estatiche ondate melodiche, ad infrangersi su di un insofferente soliloquio vocale, ed accelerazioni ritmiche in crescendo. Dal repertorio dell'Equipe 84 viene invece estratta Casa Mia, “svecchiata” grazie ad un radioso incedere reggae, seppur sporcato da sussultanti infiltrazioni elettriche. Un rinnovamento caratterizzante anche Sera de Le Orme, in un riuscito connubio tra sontuosa raffinatezza pop e spigolose derive rockiste. E se Guai A Voi, degli sconosciuti Lydia e gli Hellua Xenium, colpisce per la sua corrosiva acidità lisergica, con la voce della Savastani a ricordare, nella sua graffiante interpretazione quella della miglior Angela Baraldi, al contrario la ballata Messico Lontano, degli Albero Motore, si dipana gentile verso assolati territori di acustico raccoglimento. La conclusiva Cosa Pensiamo Dell'Amore, arroventata da infuocate vampate hard rock settantiano, guarda invece, più che alla Genova dei suoi autori, i New Trolls, all'Hertfordshire del “Profondo Porpora”, tra evoluzioni chitarristiche blackmoriane e i liquidi assolo di un organo. Un progresso, quello idealizzato dai Deserto Rosso, debitore della nostra storia musicale passata, ma al contempo attualizzato attraverso il proprio personale ed odierno sentire. Un deciso cambio di direzione sonora, rispetto al succitato debutto che lascia ben sperare in vista dell'ormai prossima pubblicazione del loro secondo full lenght.

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