sabato 16 febbraio 2013

Sea Wolf - Old world romance

(Pubblicato su Extra! Music Magazine)

Dopo lo “sforzo collettivo” alla base del riuscito White Water, White Bloom, Alex Brown Church, fondatore e mente del progetto Sea Wolf, nel nuovo Old World Romance, intraprende un’intima esplorazione del proprio io, attraverso un solitario ritorno, sia musicale che fisico, alla natia California. Un desiderio di “riportare Sea Wolf nel proprio mondo”, che traspare tanto in una maggiore introspezione sonora, caratterizzata da melodie basiche dall’oscura briosità, quanto in liriche intrise nel profondo da una sottile vena malinconica. Architetture armoniche quelle ideate per l’occasione da Church a dir poco minimali, per non dire scarne, dove interventi musicali e singoli suoni vengono orchestrati con cura, grazie anche alla supervisione di Kennie Takahashi (già in cabina di regia con Broken Bells e Black Keys, tra gli altri). Abbandonando in parte l’epicità folk del precedente lavoro, Church pare flirtare con luccicanti arie pop, dando al contempo, su leggeri arpeggi acustici, maggior risalto alla propria espressività vocale, attorniandola con riverberati barlumi elettrici, e un substrato ritmico che, episodicamente, si trasforma in vero e proprio beat elettronico. Tutto ciò viene sapientemente cristallizzato in Old Friend, primo singolo e fotografia pressoché perfetta di quanto contenuto tra i solchi dell’album. E se il medesimo discorso sonico può valere per l’accattivante In Nothing, il quieto ondeggiare degli archi di Priscilla emana, al contrario, soffici arie folk, dall’afflato cameristico. Splendida, per limpidezza melodica, è Blue Stockings, che tra rimembranze irish ed un lento ma incalzante dipanarsi, pare far propria la lezione impartita dai Mumford and Sons. Rimandi a quest’ultimi, seppur meno marcati, si avvertono anche in Saint Catherine St, dove a condurre le danze è ancora la chitarra acustica, in quella che tuttavia si tramuta presto in una deliziosa marcia, punteggiata dai delicati contrappunti di un glockenspiel. La vena compositiva del musicista californiano non sembra pertanto aver perso un grammo della propria freschezza , come ribadito peraltro da Dear Fellow Traveler, tra ottimi incastri percussivi e un ben studiato refrain. Non convince appieno, invece, Miracle Cure, arrivando, nella sua forzata ricerca anthemica, a lambire sonorità coldplaiane, con lo stesso Church a fare il verso proprio a Chris Martin. Fortunatamente la conclusiva Whirlpool riporta il tutto entro i familiari confini dell’indie folk, tinteggiato pop, terreno sul quale il nostro dimostra di sapersi muovere con disinvoltura. Un album ombroso Old World Romance, colonna sonora ideale per affrontare il lento trascorrere del gelido inverno.

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