mercoledì 6 febbraio 2013

Leitmotiv - A tremulaterra

(Pubblicato su Extra! Music Magazine)

Più che un titolo, una vera e propria dichiarazione d’intenti quella dei pugliesi Leitmotiv. Nella lingua della loro terra natia, A Tremulaterra, è infatti un’espressione dialettale che significa “a capofitto”. E proprio con questo atteggiamento sembrano essersi dedicati i nostri alla stesura del loro terzo album, nonostante gli sferzanti venti di cambiamento che soffiavano intorno ad esso. Primo fra tutti un improvviso riassestamento dell’organico, il quale è sempre doloroso, per non dire deleterio, nell’economia di una band, ma può al contempo trasformarsi in un’inaspettata opportunità di crescita artistica. Infatti di quest’ultima si tratta, in quanto il quartetto attua profondi cambiamenti nel proprio suono, allontanandosi dalle dilatate atmosfere progressive dei precedenti lavori, in favore di un folk rock maggiormente incentrato sulla melodia. Una musica che profuma degli odori acri della Puglia e del Mediterraneo, libera tuttavia di assorbire al proprio interno le influenze più disparate; siano esse melodie orientali, chanson francaise, o gelidi lampi elettronici. Il legame con la propria terra d’origine rimane comunque indissolubile, e viene ulteriormente rimarcato dall’iniziale Tremulaterra, mantrica cantilena gergale su di un sognante frinire di cicale. Di stampo folk, seppur modernista, è Pecore, nella sua alternanza di strumenti a corde acustici ed elettrici, mentre Romeo Disoccupato è una trasposizione in musica della tragedia shakespeariana, riadattata agli odierni giorni della crisi, nella quale Romeo è per l’appunto disoccupato, e dalle fedina penale per nulla immacolata, mentre Giulietta ha gli occhi gonfi per le troppe lacrime versate. Les Jeux Sont Faits si adagia invece su di un’accattivante linea melodica, sulla quale volteggiano lievi le note orientali di un sitar e dell’autoharp. Fuoriesce dai canoni folk rock la cadenzata Lamaravilla, addentrandosi in lugubri territori blues, totalmente agli antipodi rispetto a Specchi, dolorosa ballata d’impronta acustica, quasi sussurrata. Scure, quasi claustrofobiche nel loro svolgimento, sono invece Fiori d’Iloti e Non Ci Resta Che Il Mare, nelle quali la sperimentazione sonica messa in campo dai pugliesi pare farsi più ardita e marcata. Un album ricco, quindi, di interessanti spunti musicali, A Tremulaterra, ciononostante caratterizzato dalla presenza di una ben precisa linea guida, che scorre sotterranea tra le undici tracce qui contenute, e sulla quale i Leitmotiv procedono, appunto, “a capofitto”.

Nessun commento:

Posta un commento