venerdì 15 febbraio 2013

Modena City Ramblers - Niente di nuovo sul fronte occidentale

(Pubblicato su Extra! Music Magazine)

Vent’anni, tanto è passato da quel lontano 1993, quando un demo-tape, autoprodotto e dall’emblematico titolo Combat Folk, sanciva la nascita di un combo emiliano destinato a rivestire un ruolo di primo piano nel panorama folk rock italico, di stampo appunto combattente. Modena City Ramblers il nome scelto, a rivendicare un’identità meticcia tra la natia Modena e la verde Irlanda, tra storie di lotta e Resistenza, con l’irish music nel cuore. Da allora tanti sono stati i km percorsi, tante le storie apprese e le facce incontrate, così come tante le perdite, tragiche e non. Musicalmente “spugnosi” gli emiliani hanno sempre saputo, nel loro cammino musicale, tra gli angoli più sperduti del globo, fare propri i suoni più diversi, dando vita a un’originale patchanka, dalle molteplici sfumature. In grado come pochi altri di leggere e trasporre in musica tanto il passato, recente e non, quanto l’attualità, non sono poche le canzoni da essi partorite che, a distanza di anni, mantengono intatta la propria forza e valenza socio-musicale. Capacità narrativa che si fa addirittura bulimica in questo loro tredicesimo capitolo discografico, un doppio album dalla duplice anima. Diviso “vinilicamente” in lato A e lato B, troviamo qui contenute le due principali ramificazioni nelle quali lo spettro sonoro ramblersiano si è più volte, in passato, diviso. Se il primo disco, denominato Niente Di Nuovo, è infatti più elettrico e battagliero, nel secondo, marchiato Sul Fronte Occidentale, ampio spazio viene lasciato a sonorità di derivazione folk, in una riscoperta delle proprie radici cantautorali e acustiche. Diciotto i brani che compongono questo dispaccio “remarquiano” (proprio dall’omonima opera dello scrittore tedesco il titolo dell’album è stato mutuato) spedito dal fronte sul quale il gruppo emiliano continua a portare avanti le proprie lotte musicali. E se la title track, posta in apertura del primo disco, è una baldanzosa combat song in puro stile Ramblers, destinata a diventare punto inamovibile nelle setlist delle future esibizioni live, Occupy World Street, è figlia proprio dal movimento Occupy, unendo al suo interno l’Irlanda dei mai dimenticati Pogues con l’urgenza espressiva del Billy Bragg più agguerrito. Guarda invece alla nostra storia La Guèra D’L Baròt, narrante la storia di un contadino piemontese, “baròt” per l’appunto, costretto suo malgrado a lasciare la propria terra per andare a combattere i briganti nel Sud Italia, il tutto sviluppato su di trame folk elettroacustiche, abbellite dall’organetto di Daniele Contardo, dalla ghironda di Anna Lometto, e con la voce di Guido Talu Costamagna a doppiare quella di Davide “Dudu” Morandi. Quest’ultimo, dal canto suo, si conferma carismatico cantante, interpretando con trasporto sia i brani più combattivi che canzoni di maggiore introspezione. Alle seconde, appartiene Il Violino di Luigi, con Francesco “Fry” Moneti a suonare proprio lo strumento che da il titolo al brano, appartenuto all’omonimo partigiano, ritrovato per puro caso dopo sessant’anni, in una soffitta, e prestato per l’occasione dall’Anpi di Luzzara. O come Due Magliette Rosse, dedicata alla prima storica vittoria della Coppa Davis, da parte dell’Italia del tennis, all’Estadio Nacional de Cile, di Santiago, nel 1976, in pieno regime dittatoriale pinochetiano. Si ispira invece ad uno dei più vili, e mai dimenticati, atti terroristici della storia del nostro martoriato paese, la raccolta Il Giorno Che Il Cielo Cadde Su Bologna, dove l’abilità compositiva ed esecutiva dei Ramblers raggiunge livelli di inusitata emotività. Troppi i brani per poterli citare tutti, ognuno dei quali ha comunque eguale importanza in quello che, almeno concettualmente, può essere considerato un nuovo Riportando Tutto A Casa; un riaprirsi delle valigie, pregne dei souvenir sonori di un girovagare lungo e impervio, prima di ritornare in strada a macinare km. Saranno passati pure vent’anni dal loro esordio, ma nessuno sull’italico suolo sembra oggi capace di professare il verbo del combat folk come i ‘Deliqueint ed Modna’. Bentornati Ramblers!


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