lunedì 13 febbraio 2012

Gordon Bonham - Soon in the morning

(Pubblicato su Rootshighway)

Nome di spicco della scena blues di Indianapolis, Gordon Bonham vanta un curriculum musicale di tutto rispetto, avendo in passato collaborato con veri e propri giganti della musica nera come Pinetop Perkins, Bo Diddley, Billy Boy Arnold, Robert Lockwood Jr e Yank Rachell. A questo va aggiunta un'intensa attività concertistica che ha visto il nostro calcare in più di un'occasione anche i palchi del Vecchio Continente. Qualità musicali che vengono ulteriormente confermate dall'ascolto di Soon in the Morning, terza autografa fatica discografica. Un lavoro quest'ultimo che ha il pregio di rileggere una materia sonora difficile come il blues, in tutte le sue più varie sfaccettature, con la chitarra di Bonham come minimo comune denominatore. Accompagna il nostro una ormai rodata e compatta backing band, che attinge dalla crème de la crème del circuito blues dell'Indiana. Lo shuffle Outta Sight apre il disco come meglio non si potrebbe, con ottimi botta e risposta tra la chitarra e il piano di Kevin Anker, ben supportati da una precisa sezione ritmica. Il citato Anker passa all'organo nella successiva All I Need is a Little Time, dalle atmosfere soulful, con il leader che si destreggia egregiamente anche nel cantato. Atmosfere rarefatte che ritroviamo anche nella rallentata Looking for my Baby, così come nella pianistica Used to be Lovers, trasudanti passione da ogni singola nota. La sincopata Everything but You, rimanda invece a sonorità care a maestri come Albert Collins, con il basso di David Murray e la batteria di Jeff Chapin in grande spolvero. La title track dal canto suo è un'avvolgente slow blues, che ci dimostra come il nostro protagonista si trovi a proprio agio anche nei tempi lenti, come peraltro ribadito dalla conclusiva e splendida Don't Let the Man Get Your Money. Ritmi che tornano invece a farsi nuovamente incalzanti in brani quali lo strumentale Carmel Woman e in Local Honey, quest'ultima con la presenza dell'armonica di Tom Harold, che tinge ulteriormente di blues il tutto. Riuscita parentesi acustica è Get Back, Jezebel con Bonham che si diletta alla dobro, suonata rigorosamente slide, ben sostenuto dal liquido organo di Anker, e da una sezione ritmica tanto essenziale quanto efficace. Vero punto focale del disco è tuttavia l'omaggio a Yank Rachell di The Mule Song (Yank's blues), trascinante blues song, con la chitarra di Bonham libera di muoversi fluida tra i solchi, per quello che si guadagna il titolo di miglior brano della raccolta. In sintesi Gordon Bonham possiede tutto quello che un bluesman di razza può desiderare; un'ottima tecnica strumentale, un'espressiva voce, eccellenti doti compositive e una band che lo asseconda in tutto e per tutto; e tutte queste peculiarità concorrono senza ombra di dubbio alla buona riuscita del disco in questione. Un album questo Soon in the Morning che sono sicuro stazionerà per parecchio tempo nei vostri stereo, diventando anche fedele compagno nei lunghi viaggi in automobile.

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