sabato 18 febbraio 2012

Ani DiFranco - Which side are you on?

(Pubblicato su Extra! Music Magazine)

”Are you part of the solution or are you part of the con? Tell me, which side are you on now? Which side are you on?”; bastano questi pochi versi per capire l’importanza socio-musicale del nuovo album della cantautrice di Buffalo. Un lavoro nel quale l’introspezione intimista di stampo cantautorale, si lega indissolubilmente all’attivismo politico che fin dagli esordi contraddistingue l’opera musicale della DiFranco, con in questo frangente, uno sguardo rivolto al passato, ad artisti come Woody Guthrie e Pete Seeger. Proprio di quest’ultimo, infatti, viene ripresa la versione del traditional che da il titolo all’intera raccolta, quella Which Side Are You On?, diventata nel corso degli anni una tra le protest songs più amate e coverizzate. La DiFranco ne riscrive per l’occasione le liriche, riadattandole alla moderna situazione politico-sociale, irrobustendone al contempo l’impianto musicale, tra chitarre affilate come rasoi, e con basso, batteria e percussioni impegnate a destreggiarsi su di ritmi tribali, ai quali si aggiunge una sezione fiati di stampo neworleansiano. Splendida l’interpretazione vocale della nostra, che urla tutta la propria insofferenza e la propria rabbia, così come è commovente l’incipit del pezzo affidato al solo banjo dello stesso Pete Seeger. Album che inizia tuttavia quasi in sordina con la lirica ed evocativa Life Boat, dove a condurre le danze è la chitarra acustica della stessa DiFranco, in coppia con l’organo di Todd Sickafoose, sui quali si infrangono le scariche elettriche delle chitarre di Adam Levy e di CC Adcock. Più complessa dal punto di vista ritmico è Unworry, grazie anche a un bel lavoro di basso e batteria, con la voce della nostra che si libra in pindariche evoluzioni. Si respira un’aria caraibica in Splinter, merito anche delle percussioni di Mike Dillon e della pedal steel di Michael Juan Nunez. Le introspettive Albacore e Hearse ci riportano invece verso atmosfere più soffuse, esplorando la sfera più intima dell’artista, così come avviene nella delicata Mariachi. A far da contraltare a quest’ultima troviamo la nervosa Amendment e la bluesata If Yr Not, nelle quali a riemergere è l’anima politicizzata della DiFranco. Chiude il disco Zoo, breve acquerello acustico per chitarra e organo. A livello testuale, tuttavia, i punti più alti dell’intero lavoro rimangono, oltre alla già citata title-track, Promiscuity e J. Nella prima la DiFranco espone le proprie idee in fatto di sessualità e legami affettivi, mentre la seconda è una dura disamina, dall’incedere quasi reggae, della triste situazione sociale degli Stati Uniti. Molti gli ospiti illustri, a cominciare dai già menzionati Adam Levy e Juan Nunez, ad Anais Mitchell, fino ai Neville Brothers, ai quali si aggiunge una nutrita schiera di musicisti provenienti da New Orleans. E proprio nella città della Louisiana il disco è stato in parte registrato, per essere poi ultimato a New York, impregnandosi così degli umori musicali della “Big Easy”. Un lavoro coraggioso Which Side Are You On?, nonché testimonianza di come la voglia di lottare della cantautrice si sia ulteriormente acuita e di come la sua voce possieda ancora forza e veemenza, per quella che è sicuramente una delle pagine più affascinanti della sua ormai corposa discografia. Un album da ascoltare e riascoltare, per aprire finalmente gli occhi e scegliere una volta per tutte da che parte stare. D’altronde la domanda oggi, come in passato, rimane la stessa: “Which side are you on?”

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