mercoledì 11 gennaio 2012

Morkobot - Morbo

(Pubblicato su Extra! Music Magazine)

Torna a risuonare, dai meandri più reconditi dell’Universo, il cupo verbo di Morkobot, l'oscuro dominatore delle forze magnetiche e regolatore ancestrale dei flussi di coscienza. Morbo è un'opera totemica, una sorta d’adorazione musicale nei confronti di una figura monolitica, ad opera dei propri fedeli discepoli Lin, Lan e Len. Le menti dei tre adepti, soggiogate dall'influsso dello stesso Morkobot, hanno saputo tradurre in musica il messaggio del loro supremo padrone, attraverso un lavoro che trae dal sadismo sonico la propria linfa vitale. Un album interamente strumentale, composto da brani tortuosi e complessi, dai quali ben si evincono le capacità tecniche ed esecutive dei nostri. Sette granitici pezzi in grado di travolgere con feroce violenza l’incauto ascoltatore. Composizioni distorte, grezze e dannatamente heavy, tutte giocate su frequenze basse, repentini cambi di tempo e funambolici incastri ritmici. Ed è proprio la parte ritmica a caratterizzare il lavoro dei tre musicisti lodigiani, anche grazie alla loro inedita formazione, a due bassi e una batteria. Nonostante la mancanza di una componente prettamente melodica i nostri riescono tuttavia nel loro intento di tessere complicate trame caratterizzate da una tetra oscurità, nonché capaci di unire atmosfere psichedeliche con un'attitudine distruttiva verso ogni tipo di materia sonora. Fusione che trova la sua concretizzazione in MoR, in bilico tra distorsioni e aperture lisergiche. Psichedelia che innerva anche Orbothord, con i tre intenti a massacrare i propri strumenti in una sorta di viaggio sotto acido verso martellanti derive metalliche. Inizia come una rasoiata post core Oktrombo, per poi concludersi in un incandescente magma sonoro nel quale i due bassi e la batteria vengono liquefatti per forgiare una nuova dissonante materia musicale. Segue i dettami dello sludge core la rallentata e compatta Oktomorb, con i due bassi che vengono seviziati e stritolati da ogni tipo d’effetto. Colpisce invece il lavoro svolto in chiave ritmica nella conclusiva Obrom, composta da una moltitudine di pattern percussivi e linee di basso che si intrecciano fino a formare un unico e delirante continuum sonico. Coloro che li hanno conosciuti e apprezzati con i precedenti lavori, diventandone devoti discepoli, troveranno in questo nuovo album tutti gli stilemi tipici del trio lodigiano. Il terzetto infatti riprende in parte quanto fatto nella precedente trilogia di lavori (Morkobot, Mostro e Morto) riuscendo ad affinare ulteriormente la propria capacità distruttiva, forse mai così focalizzata come in quest'occasione. Musica ossessiva e rutilante quella prodotta dai nostri, che ti colpisce dritta allo stomaco, pensata e suonata per non fare prigionieri, ma solo nuovi adepti alla dottrina del loro oscuro Signore. Un lavoro complesso, multiforme ma capace di conquistare con la sua morbosa musicalità, per quella che senza dubbio è l’opera della maturità di una band senza uguali nel panorama italico, e che molti all'estero cominciano ad invidiarci.

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