mercoledì 21 marzo 2012

Lambchop - Mr M

(Pubblicato su Extra! Music Magazine)

Se c’è un gruppo che ha saputo rimanere fedele a se stesso, senza tuttavia prevaricarsi ardite sperimentazioni sonore, mantenendo al contempo la propria opera su livelli qualitativi molto alti, quelli sono proprio i Lambchop. Un’avventura, quella del gruppo capitanato dal folle e geniale Kurt Wagner, tuttavia “congelata” da ben quattro anni, dall’uscita dell’ottimo Ohio, targato appunto 2008. Il tempo si sa porta consiglio e oggi è con gioia mista a curiosità che salutiamo il loro ritorno con questo Mr M. Una curiosità, a dire il vero, fattasi spasmodica, specie dopo le dichiarazioni rilasciate dallo stesso Wagner circa il contenuto dell’album in questione. L’idea iniziale del nostro era infatti quella di trasportare, attraverso un immaginario viaggio sonoro-temporale, la musica dei suoi Lambchop negli anni ’40, esplorando l’ammaliante universo musicale dei crooners, il cui massimo esponente fu niente meno che “the voice”, Frank Sinatra. Ed è proprio dall’opera di quest’ultimo che Wagner prende spunto nel porre le basi di questa sua ultima fatica compositiva, approntando per l’occasione undici brani di rara raffinatezza melodica, riuscendo nel non facile intento di amalgamare l’indolenza alternative country e le atmosfere electro folk, da sempre tratto distintivo della musica lambchopiana, con splendidi arrangiamenti richiamanti quelli delle prime orchestre swing.Come sempre è la voce profonda e baritonale di Wagner ad assurgere ad immaginaria e carontesca traghettatrice, accompagnandoci lungo questo stupefacente percorso musicale. Intorno ad essa si muove con disinvoltura una band pressoché impeccabile, con sugli scudi il lirico e sofisticato pianismo di Tony Crow e gli aerei arpeggi delle chitarre di William Tyler e Ryan Norris, ben sostenute dalla batteria sapientemente spazzolata da Scott Martin e dalla precisione metronomica del contrabbasso di Matt Swanson. Ad essi si aggiunge una vera e propria orchestra di dieci elementi, il cui apporto è fondamentale per arricchire ulteriormente il già variegato impianto strumentale, infondendo alle composizioni un elegante ariosità di stampo cameristico. Traggono giovamento da questo inedito trattamento brani come la maestosa Gone Tomorrow, che partendo da un delicato arpeggio acustico iniziale si apre a ipnotiche divagazioni strumentali, oppure la bacharachiana If Not I’ll Just Die, dove la trasformazione a crooner, da parte di Wagner, pare raggiungere il suo effettivo compimento. Anacronistica per soluzioni armoniche pare anche la pianistica Buttons, con ancora il puntuale e preciso contrappunto degli archi, mentre risultano più fedeli al classico suono Lambchop la placida Nice Without Mercy e la leggiadria folkie di Gar. La movimentata Betty’s Overture alza per un attimo i toni dell’album, prima di un nuovo ritorno verso sonorità più soffuse con la suadente 2B2, il fluttuante country folk di The Good Life (Is Wasted) e le derivazioni classiche di Never My Love, con Cortney Tidwell ospite alla voce. Commovente è infine la dedica del disco al compianto Vic Chesnutt, talento cristallino prematuramente scomparso nonché grande amico della band. Mr M, per intenti e risultato finale può essere annoverato tra le opere più ambiziose e riuscite della discografia lambchopiana, ulteriore testimonianza di come il trascorrere del tempo sembra giovare alla penna di Wagner e soci. D’altronde Kurt Wagner è come un vecchio amico, se ne può perdere le tracce per qualche tempo, ma ad ogni nuovo incontro riesce sempre ad incantarci con un pugno di intriganti quanto affascinanti storie.

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