giovedì 15 dicembre 2011

Laura Marling - A creature I don't know

(Pubblicato su Extra! Music Magazine)

Ci sono ben pochi esordienti in grado di suscitare un tale scalpore come avvenuto per il debutto di Laura Marling, Alas I Cannot Swim. La giovane musicista, allora solo 18enne, fu infatti capace di conquistare immediatamente critica e pubblico, complice un album dalla bellezza adamantina, emanante arie antiche, provenienti direttamente dalla tradizione musicale britannica. Un lavoro che mostrava una cantautrice già matura, dal talento compositivo cristallino, tanto da ispirare parallelismi con veri e propri giganti del folk albionico come Sandy Denny e Nick Drake. A molti l’altisonante paragone potrebbe risultare fuori luogo, ma è invece proprio dai solchi tracciati da questi ultimi che la Marling si muove, andandosi ad inserire di diritto tra i maggiori esponenti della scena folk revival britannica. Il secondo album in studio, I Speak Because I Can, dimostrava una volta di più che la Nostra non era un fuoco di paglia, bensì una splendida realtà. Un talento in crescita esponenziale, come peraltro confermato da A Creature I Don’t Know, sua ultima e affascinante creatura discografica. Un album dai toni tenui e soffusi, intriso di liricità folk, del quale elementi portanti sono la voce e la chitarra acustica della Marling. Ad accompagnare la cantautrice, troviamo dietro al banco di regia niente meno che Ethan Johns (produttore in passato per artisti del calibro di Ryan Adams e Ray LaMontagne), che cuce addosso alle canzoni suadenti e avvolgenti arrangiamenti. Esempio perfetto di questo lavoro congiunto è l’opener The Muse, folk arcaico dall’andamento swingante, dove la voce e la chitarra della Marling vengono attorniate da una sezione ritmica che suona in punta di piedi alla quale si aggiungono precisi interventi di piano e banjo. Elementi che ritroviamo anche nella successiva I Was Just A Card, che parte in sordina per poi aprirsi in tutta la sua bellezza, grazie anche ad un azzeccato uso degli archi. L’eterea ballata Don’t Ask Me Why è invece una sorta di viaggio attraverso paesaggi musicali tanto cari al folk vecchio stampo, con l’espressiva voce della Marling come guida. Salinas prende invece spunto dalla lettura di una biografia di John Steinbeck, per spostare l’asse musicale verso assolati lidi americani. Soffusa è la toccante Rest In My Bed” che si avvicina alle malinconiche atmosfere di matrice drakeniana. L’intensa My Friend e l’agreste Sophia si mantengono invece nel solco acustico che dalla tradizione musicale britannica arriva sino ai giorni nostri. Semplicemente da brividi è Night After Night, per sola voce e chitarra, capace di incantare dalla prima all’ultima nota. Le vere perle dell’album sono tuttavia The Beast e la conclusiva All My Rage. La prima parte quasi in sordina per poi espandersi in un trascinante crescendo elettrico, mostrandoci un’anima diversa dell’artista, la cui voce in questo frangente sembra rimandare ad una giovane Patti Smith; mentre la seconda tra banjo, violini e percussioni unisce elementi tradizionali con architetture sonore debitrici nei confronti del new folk di gruppi come Mumford and Sons.
Un piccolo capolavoro questo A Creature I Don’t Know, dalla struggente bucolicità e dalle seducenti melodie, che sono sicuro saprà affascinare più di un ascoltatore. Nella perfida Albione continuano a nascere straordinari talenti e Laura Marling è uno di questi.

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