lunedì 1 ottobre 2012

Grimoon - Le Déserteur

(Pubblicato su Extra! Music Magazine)

Un progetto transnazionale quello marchiato Grimoon, nato e cresciuto tra l’italica Venezia e la francese Rennes, il quale arriva oggi, con Le Déserteur, al suo quarto album in poco meno di nove anni d’attività. Una prolificità, quella del collettivo italo-francese, attestatasi sin dagli esordi su di standard qualitativi piuttosto elevati, e capace al contempo di allargare il proprio campo d’azione verso altre discipline artistiche. L’aspetto visivo è infatti uno degli elementi fondanti dell’estetica grimooniana, come peraltro dimostrato dai loro live act, nei quali l’armonizzazione tra immagini e suoni dà vita a quello che lo stesso gruppo definisce concerto-cinema. Dal punto di vista strettamente sonoro invece, ci troviamo di fronte a una sempre maggior apertura musicale che, dal primigenio folk psichedelico è arrivata ad esplorare le tetre foreste soniche odierne, addentrandosi in ambienti vicini allo slowcore dei Black Heart Procession. Proprio con quest’ultimi i Grimoon paiono aver stretto un fruttuoso sodalizio, affidando in quest’occasione la produzione dell’album a Pall Jenkins, che della band americana è una delle menti, che va così a sostituire il collega Scott Mercado, dietro al banco di regia per il precedente Super 8. Ritroviamo comunque entrambi anche tra i solchi di Le Déserteur, impegnati a rafforzare con il proprio contributo ritmico lo spettro sonoro del gruppo. Tratto distintivo della proposta grimooniana rimane tuttavia l’adozione, a livello testuale, dell’idioma francese, la cui elegante musicalità acuisce ulteriormente l’immaginifico svolgersi delle composizioni. Merito senza dubbio anche dell’evocativa voce di Solenn Le Marchand, a metà strada tra la chanson francaise e una vocalità campbelliana dalle tinte dark, alla quale si alterna l’altrettanto espressivo canto del chitarrista Alberto Stevanato. Echi dei primi lavori si possono ancora udire nell’opener Les Couleurs De La Vie, folk pastorale intriso di oscurità noir, o nel lento slowcore psichedelico di Draw On My Eyes, unica concessione testuale alla lingua inglese. Le Montagne Noire è invece una funerea danza condotta da uno stridente violino, intorno al quale si ergono algide mura elettroniche, così come nella fluttuante Les Demons Du Passè, onirico viaggio per chitarra acustica, synth e accordion. Paiono invece rifarsi alla lezione impartita dagli Arcade Fire la serrata Souvenirs o il lirismo di Monument Aux Deserteurs, il cui conclusivo crescendo sinfonico pare provenire proprio da una delle ultime composizioni di Win Butler e soci. E’ però nelle alchimie sonore della conclusiva Tango De Guerre, seducente intreccio tra apocalittici bagliori elettrici e tortuose melodie latine, che i Grimoon mettono in luce tutta la propria voglia di sperimentazione, alla continua ricerca di nuove idee e soluzioni soniche. Una sperimentazione quella del combo italo-francese in evoluzione costante quindi, che in futuro non mancherà di riservare nuove gradite sorprese, ma che nell’immediato si concretizza nella solida certezza di Le Déserteur.

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