giovedì 6 settembre 2012

Ry Cooder - Election special

(Pubblicato su Extra! Music Magazine)


Povero Mitt Romney, neanche il tempo di essere incoronato sfidante repubblicano di Obama nella prossima corsa alla Casa Bianca, che si trova ad essere indagato, per elusione fiscale, dalla procura di NYC. Un bel grattacapo per il mormone del Massachusetts che, all’alba della convention del partito dell’Elefantino, aveva dovuto anche fronteggiare l’attacco musicale di un rabbioso Ry Cooder. Election Special, il nuovo duro e politicizzato album del chitarrista americano pare infatti scagliarsi con particolare veemenza, in vista della futura tornata elettorale, proprio contro il candidato repubblicano, acuendo la profonda critica socio-politica già alla base di Pull Up Some Dust And Sit Down dello scorso anno. Esplicativo in tal senso è un brano come Mutt Romney Blues, un tagliente e percussivo blues acustico, narrante la triste vicenda di Seamus, il setter dello stesso politico, lasciato dal suo padrone sul tettuccio della propria macchina, durante un viaggio di centinaia di chilometri. Prendendo spunto dalla lapidaria frase del reverendo Al Sharpton secondo la quale “Capisci molte cose da come una persona tratta il suo cane”, Cooder insinua così più di un dubbio sulle qualità morali del candidato presidenziale. La Destra americana è tuttavia solo uno dei bersagli contro i quali si scaglia l’invettiva cooderiana. Ad essere analizzata in tutte le sue contraddizioni è la società statunitense nella sua interezza, minata nel profondo dal nero cancro della speculazione economica, in cui il divario tra i pochi ricchi e i tanti poveri cresce ogni giorno di più, e dove lo stesso presidente Obama pare il più delle volte essere soggiogato, suo malgrado, al volere delle fameliche lobby economiche. La finanza torna oggetto di feroce critica in The Wall Street Part Of Town, in cui affiorano tematiche care al movimento Occupy, o in una Brother Is Gone dove protagonisti sono, su di un’ossatura folkie sferzata da arie irish, i fratelli miliardari David e Charles Koch e il loro patto con il Diavolo. Un album, musicalmente forse meno vario rispetto al suo predecessore, sicuramente più scarno e diretto, dove la musica è ideale veicolo di importanti messaggi socio-politici. Cooder vuole parlare direttamente al ventre molle dell’elettorato americano e lo fa andando a riappropriarsi degli stilemi della tradizione musicale del suo paese. Folk e blues la fanno infatti da padrone, con il nostro che opta per una dimensione “solitaria”, alternandosi ai vari strumenti a corda, principalmente chitarra e mandolino, coadiuvato dal solo supporto ritmico del figlio Joachim. Nasce così lo sbuffare country’n’grass di Going To Tampa, satirica presa per i fondelli dell’evento politico clou del Grand Old Party, la sua annuale convention, tenutasi appunto in Florida, mentre il muscolare roots rock di Guantanamo pone in primo piano il sempre più preoccupante fenomeno della proliferazione delle carceri private. Nel lento incedere blues di Cold Cold Feeling Cooder si immagina invece nei panni del presidente Obama, solo nella Casa Bianca con all’esterno la minaccia dei mastini dell’alta finanza e dell’ostracismo repubblicano, invitando ogni singolo americano a fare altrettanto per constatare di persona come in queste condizioni il più delle volte risulti impossibile governare. L’oscura Kool-aid pare invece arrivare dai solchi di We’ll Never Turn Back, splendido disco intestato a Mavis Staples, dove il chitarrista era impegnato in prima persona, e dal quale pare mutuarne l’impasto sonoro. The 90 And The 9, dal canto suo, è forse quanto di più bello scritto ultimamente dal nostro, una lenta e sofferta ballata che profuma di radici dove, grazie ad un ipotetico dialogo tra padre e figlio, viene analizzata l’assurda pratica di reclutamento militare effettuata direttamente nelle scuole. Un American Dream che si è fatto negli anni sempre più opaco, minato nelle sue stesse centenarie radici, quelle costituite dalla Costituzione, che nella conclusiva ed urlata Take Your Hands Off It, Cooder intima di non profanare. Musica viva e pulsante quindi quella alla base di Election Special, ennesimo grande album a nome Ry Cooder.

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