martedì 11 settembre 2012

Med in Itali - Coltivare piante grasse

(Pubblicato su Extra! Music Magazine)


Dopo un lungo apprendistato come busker nelle strade della verde Irlanda, i Med In Itali avevano legittimato la propria, seppur distorta, ragione sociale tornando a calcare l’italico suolo. Un ritorno a casa culminato con la pubblicazione di due EP, pregni di una già spiccata personalità e capaci al contempo di attirare i favori di larga parte della critica musicale. Una personalità che con il tempo non è scemata, facendosi anzi più marcata come messo in luce da Coltivare Piante Grasse, loro debutto discografico sulla lunga distanza. Un tourbillon sonoro, quello alla base della proposta sonora del combo torinese, che poggia su salde basi rock, venate di funk, senza tuttavia rinnegare il recente passato acustico. Proprio la chitarra acustica di Niccolò Maffei, al quale sono affidati anche il microfono e il banjo, è il filo conduttore nelle scorribande sonore dei nostri, trovando nelle geometrie ritmiche della batteria e delle percussioni di Matteo Bessone così come del basso di Nello Zappalà due più che validi alleati. Ad essi si aggiungono le calde melodie opera dei fiati, sax tenore e soprano, flauto e clarinetto basso, nei quali soffia con gusto Amedeo Spagnolo. Una versatilità sonora che va a braccetto con una penna tanto arguta quanto ironica, nel suo imprimere su carta momenti di vita vissuta, alternando ad essi una feroce critica sul contemporaneo sistema sociale e culturale italiano. Appartengono alla prima categoria brani come l’opener Perle Umide che, con i suoi repentini cambi di tempo in chiave jazz-funk, pare uscita da una session della Dave Matthews Band; o una 7 fiori, dove prosegue l’ondeggiamento ritmico, con il banjo a tinteggiare il tutto di visionarie tonalità country folk. Lo sguardo critico dei torinesi emerge invece in Musicista Precario, amara riflessione, in bilico tra ritmi sincopati e pura improvvisazione, sulle difficoltà dell’essere un musicista nell’Italietta di oggi, o in Piante Grasse che abbraccia la causa ambientalista. Il gruppo vira poi deciso verso liberi territori jazz nella notturna Schiava di Un’Idea, impreziosita dalla tromba dell’ospite Luca Begonia. Altro ospite di rilievo è sicuramente Matteo Negrin, vero e proprio maestro della sei corde acustica, autore in Rabbia di splendidi ricami melodici. In Cambiato Sono troviamo invece Josh Sanfelici, impegnato anche dietro al banco di regia, i cui precisi interventi alla chitarra elettrica non snaturano l’originaria formula sonora acustica del quartetto. Con Non Mi Stanco i nostri si avventurano in prima inesplorati territori avant folk, dimostrando di sapersi muovere con disinvoltura anche in questo frangente.
La musica dei Med in Itali pare proprio ricordare le piante grasse menzionate nel titolo; caratterizzata da una robusta scorza esterna, al suo interno cela una dissetante e fresca miscela sonora, tutta da scoprire.

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