venerdì 4 maggio 2012

Alabama Shakes - Boys and girls

(Pubblicato su Extra! Music Magazine)

Prima che si creasse intorno a loro un’assordante tam tam mediatico, avevo scambiato gli Alabama Shakes, visto anche il loro moniker, per l’ennesima oscura southern rock band balzata agli onori della cronaca. Il combo di Athens (no, niente REM, questa non si trova in Georgia ma bensì in Alabama), assorbe sì gli umori e gli echi musicali del profondo sud degli Stati Uniti, ma orientandosi verso il soul di matrice Stax, il gospel e il blues, che in quei luoghi sono nati e hanno trovato fertile terreno nel quale proliferare. Proposta musicale, quella del quartetto dell’Alabama, strizzante l’occhio al passato della musica afroamericana quindi, attraverso la rilettura dei suoi classici stilemi musicali, effettuata con l’urgenza espressiva e la vitalità che solo una band anagraficamente così giovane può possedere. Una formula sonora capace di unire antico e moderno, in un continuum sonico che ha nella suadente ed espressiva vocalità di Brittany Howard la propria peculiarità. Voce che ricorda in più di un frangente sia la mai dimenticata Janis Joplin così come la recentemente scomparsa icona del new soul Amy Winehouse, ed attorno alla quale vengono cuciti gli apporti strumentali di un combo per l’appunto giovane e dalle più svariate estrazioni musicali (nelle interviste i nostri menzionano tra i propri ascolti abituali Ac/Dc, Black Sabbath, Otis Redding, Strokes e Led Zeppelin, giusto per dare un’idea del loro variopinto background musicale). Un’opera prima, questo Boys And Girls alquanto stringata, 36 minuti e un’anticchia, nella quale tuttavia la band riesce a far confluire tutti gli elementi alla base della loro cifra stilistica, come ben esemplificato dall’opener Hold On, rock’n’soul dal sicuro appeal radiofonico e scelto non a caso come primo singolo. Si passa poi da rivisitazioni di classiche sonorità black di derivazione Seventies come in I Found You, con un bel tappeto sonoro ad opera dell’organo, o nell’accattivante Hang Loose, per arrivare a brani nei quali la fusione tra tradizione e modernità trova il suo compimento, come l’energica Raise To The Sun o la caotica On Your Way. Trovano spazio all’interno dell’album anche sontuose ballate ad ampio respiro, come la pianistica Heartbreaker o la soffusa title track, dove in evidenza è la voce della Howard. Ciononostante quello che emerge una volta concluso l’ascolto dell’album è una sorta di monotematicità di fondo, dovuta in parte a sonorità fin troppo abusate e a una serie di pezzi che paiono in più di un frangente essere scritti con lo stampino. Certo la Howard pare nata per cantare il soul e il resto del gruppo svolge il proprio lavoro in modo più che dignitoso, ma a mio avviso manca quel qualcosa in grado di far deragliare il treno sonoro dei nostri dal binario del già sentito. Sia ben chiaro, Boys And Girls è pure un discreto album, ma da qui a gridare al miracolo c’è un vero e proprio abisso.

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