(Pubblicato su Rootshighway)
I Settanta sono stati anni gloriosi per il rock a stelle e strisce in tutte le
sue varie sfaccettature, con una fervente attività in studio e non, con la
relativa pubblicazione di album dal vivo entrati di diritto nella storia, per
importanza storica e musicale. Waiting for Columbus, uscito nel
1978, oltre a far parte di questi ultimi, ha anche il pregio di fotografare un
gruppo, i Little Feat, in uno dei momenti di loro massimo splendore. La
band capitanata dal corpulento asso della chitarra slide, Lowell George, sembra
nata per calcare le assi di un palcoscenico, dove la loro intrigante formula
sonora a base di blues, folk, elementi soul e un'impronta ritmica tipicamente
neworleansiana, è libera di emergere in tutta la sua magnificenza. Attorniato da
strumentisti dalle eccelse doti tecniche (Paul Barrere e Bill Payne su tutti)
George ci guida in un orgiastico calderone sonoro che a partire dalla sarabanda
ritmica in puro stile New Orleans di Fath Man in the Bathtub, passando
per il r'n'b in salsa southern di Oh Atlanta si conclude con il tripudio
finale di una Feats Don't Fail Me Now mai così intensa e trascinante. A
questi si aggiungono dilatate versioni di classici come Dixie Chicken e
Sailin Shoes, la suadente Spanish Moon e l'immortale
Willin, a completare un'incandescente magma sonoro capace di inglobare al
suo interno sia le assolate sonorità di stampo californiano che gli oscuri ritmi
voodoo della Louisiana.
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