(Pubblicato su Rootshighway)
Se è dal vivo che i Grateful Dead hanno scritto pagine a dir poco
memorabili, non sempre tanta grazia e vitalità musicale è riuscita a trovare una
sua naturale prosecuzione entro le limitanti pareti di uno studio di
registrazione. La discografia deadiana vede infatti alternarsi ad album ispirati
e di pregevole fattura, altri di peso specifico minore. American
Beauty, uscito nel 1970, a pochi mesi dal gemello Workingman's dead,
oltre ad essere insieme a quest'ultimo frutto della svolta country folk di Jerry
Garcia e soci, appartiene di diritto al novero delle loro opere più belle. Il
Morto riconoscente, abbandonate infatti le proprie siderali esplorazioni
musicali, poggia i piedi nelle polverose strade dell'America rurale e arcaica.
Tra atmosfere elettroacustiche e rimandi alla tradizione musicale americana,
Garcia, in coppia con il paroliere di fiducia Robert Hunter, appronta una
manciata di brani dal fascino senza tempo. Se Ripple è pura tradizione
(complice anche il mandolino di David Grisman), composizioni del calibro di
Friend of the Devil, Sugar Magnolia e Truckin, sono
ulteriori testimonianze della caratura artistica di un disco capace di
conservare ancor oggi intatta tutta la propria folgorante bellezza.
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